Ciclicamente la strage di Erba, quando l’11 dicembre del 2006 vennero uccisi Raffaella Castagna, il figlio Youssef di due anni, la nonna Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini, torna nelle pagine di cronaca giudiziaria. Nonostante la condanna in via definita Rosa Bazzi e Olindo Romano e nonostante la Cassazione abbia ritenuto due anni fa che non ci fossero elementi per la richiesta di nuove analisi la difesa pensa a nuova richiesta di revisione del processo. A raccontarlo all’Adnkronos è Romano: “Sono passati sedici anni dalla strage di Erba, ci sto riflettendo parecchio in questi giorni. Forse è arrivato il momento di fare un po’ di chiarezza. In cella la vita è sempre quella, nulla di nuovo. Per passare un po’ il tempo continuo a lavorare in cucina, per il resto sto senza far niente tutto il giorno, spesso in compagnia di qualche altro detenuto costretto come me in questo carcere”.

Sostenuto dal suo avvocato Fabio Schembri, che (insieme ai colleghi Nico D’Ascola, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello, ndr) sta lavorando a una richiesta di revisione del processo alla luce di “nuove prove e un testimone chiave“, Olindo Romano conferma: “è sempre stato convinto della mia innocenza e di quella di Rosa e non è più l’unico, grazie a Dio, a credere che io e mia moglie non abbiamo commesso la strage di Erba. Non so perché non sia stata approfondita la pista dello spaccio di droga, continuo a pensare che sia stato più semplice incastrare due persone come noi non sveglissime e inconsapevoli di quello che ci stava piombando addosso”. In realtà la procura di Como e gli investigatori svolsero le indagini su tutte le piste possibili, basti ricordare che in un primo momento la persona ricercata era stata il marito e padre delle due vittime, totalmente estraneo alla vicenda. Contro i due coniugi c’è stata anche la testimonianza in aula dell’unico sopravvissuto alla mattanza Mario Frigerio, morto nel 2014.

Per l’ex netturbino 60enne le accuse contro di lui e contro la moglie non hanno fondamento. “Mi capita di ripensare a quei giorni e a come ci hanno abbindolato e preso in giro – spiega all’Adnkronos – tanto che solo quando ci hanno portato al Bassone (la casa circondariale di Como, ndr), ci siamo accorti che i sospettati eravamo noi. Da allora tutto è assurdo e continua a essere irreale. Io le liti dalla casa di Raffaella e Azouz le ricordo bene, litigavano spesso, ma non per questo abbiamo pensato di fare una strage. E, in effetti, non c’entriamo nulla. Chi è stato? Non lo so, diversamente lo avrei già detto ai miei avvocati, ma di certo una strage simile può farla solo chi è abituato a fare quelle cose, non penso sia facile improvvisare un fatto del genere così efferato”. I giudice della Suprema corte nelle motivazioni di condanna all’ergastolo scrissero che c’erano “prove inconfutabili”, una testimonianza solida (quella di Frigerio) e nessun tipo di coercizione. Per i giudici i due condannati agirono in base a “un meccanismo reattivo generato da sentimento di odio, grettezza, individualismo covati per lungo tempo”.

Sostenuto dall’avvocato Fabio Schembri, che sta lavorando a una richiesta di revisione del processo alla luce di “nuove prove e un testimone chiave” Romano imputa gli omicidi a persone esterne, o meglio a soggetti che potessero avere conti in sospeso con Azouz Marzouk, il marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef: “Non so perché non sia stata approfondita la pista dello spaccio di droga, continuo a pensare che sia stato più semplice incastrare due persone come noi non sveglissime e inconsapevoli di quello che ci stava piombando addosso”. Sulla decisiva, tra le altre prove, testimonianza di Frigerio contro di loro ai fini della condanna, Olindo non ha dubbi: “È stato utilizzato come noi. Ripenso a quell’uomo, quando lo incontravo, era una brava persona, per questo credo che abbiano manipolato i suoi ricordi per farlo testimoniare contro di noi, lo considero una vittima”. Sul punto proprio la Cassazione aveva scritto: “Ha spiegato le sue difficoltà non tanto nel fare affiorare il ricordo momentaneamente offuscato a causa del trauma, quanto alla sua difficoltà di credere che ad inveire su di lui fosse stato il Romano, suo vicino di casa che riteneva persona per bene”.

Articolo Precedente

Ultima generazione, blitz con la vernice al Senato: tornano liberi i 3 attivisti. Convalidati gli arresti. La Russa: “Senato parte civile”

next
Articolo Successivo

Ultima generazione, gli ambientalisti rischiano fino a 5 anni per una vernice lavabile dopo il dl sicurezza bis di Salvini

next