Recepire la direttiva Ue sul salario minimo, ma senza introdurlo. Lo sostiene la mozione della maggioranza, presentata oggi a Montecitorio e che sarà votata il 30 novembre. Il testo infatti, impegna il governo a “raggiungere l’obiettivo della tutela dei diritti dei lavoratori non con l’introduzione del salario minimo ma attraverso le seguenti iniziative: “attivare percorsi interlocutori tra le parti non coinvolte nella contrattazione collettiva” ed “estendere l’efficacia dei contratti collettivi nazionali comparativamente più rappresentativi”. Nelle prossime ore si voteranno anche le mozioni di Pd e M5s. “Vedremo cosa deciderà di fare il Pd – spiegano dal Movimento – tutto, poi, si incastrerà con la grande sfida sulla presidenza della commissione di Vigilanza Rai”.

La mozione della maggioranza – Il governo si impegna, quindi, ad “avviare un percorso di analisi rispetto alla contrattazione collettiva nazionale che, soprattutto in certi ambiti, coinvolge un certo numero di lavoratori, alla luce della frequente aggiudicazione di gare che recano in loro seno il concetto della migliore offerta economica; mettere in atto una serie di misure di competenza volte a contrasto dei cosiddetti ‘contratti pirata’ in favore dell’applicazione più ampia dei contratti collettivi, con particolare riguardo alla contrattazione di secondo livello ed ai cosiddetti contratti di prossimità”. Infine, il governo dovrà “favorire l’apertura di un tavolo di confronto che assicuri il pieno coinvolgimento delle parti sociali e del mondo produttivo sul tema cruciale delle politiche finalizzate alla riduzione del costo del lavoro e all’abbattimento del Cuneo fiscale, al fine di rilanciare lo sviluppo economico delle imprese, incrementare l’occupazione e la capacità di acquisto dei lavoratori; porre in essere interventi e azioni volti a liberare risorse da altre voci della spesa pubblica per destinarli al mercato del lavoro e favorire l’occupazione che rappresenta il volano di crescita del nostro paese, nonché a implementare una serie di politiche attive volte a garantire una più veloce collocazione dei giovani nel mondo del lavoro, come ad esempio l’alternanza scuola-lavoro”.

Durigon conferma il no – Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, intervenendo in Aula, ha ribadito la linea dell’esecutivo: “Il Governo intende procedere al recepimento della direttiva Ue sul salario minimo dopo una fase di confronto con le parti sociali”, ha detto. “Considerando che il tempo di recepimento della direttiva scade tra due anni, 15 novembre 2024, in fase di recepimento verranno attivati tavoli con tutte le parti sociali che garantiscano il più efficace raggiungimento degli obiettivi individuati a livello comunitario. Ciò consentirà di evitare inopportuni effetti di spiazzamento del nostro sistema delle relazioni industriali incentrato sulla contrattazione collettiva che potrebbe essere negativamente influenzato dalla fissazione di parametri quantitativi di fonte legale non derivante da adeguate procedure negoziali”.

Le tensioni Pd e M5s – La deputata dem Chiara Gribaudo, intervenendo in Aula, è tornata ad attaccare il Movimento 5 stelle: “Gli ultimi governi, quindi anche quelli con il Pd in maggioranza, sono già intervenuti per ridurre il peso del fisco sulla busta paga”, ha dichiarato. “La riforma dell’Irpef del governo Draghi ha inglobato e allargato questo sgravio. Ma dal lato della contrattazione e imprese, invece, non sono stati fatti passi avanti. Dopo una fatica incomprensibile, grazie anche al ministro Orlando, si era arrivati a un accordo coi sindacati. Ma la caduta del governo Draghi ha fermato tutto. Cari amici dei 5stelle, resta incredibile come abbiate sottovalutato un passaggio fondamentale per dare salari dignitosi a milioni di persone”. Il deputato 5 stelle Dario Carotenuto, sempre parlando in Aula, ha rivendicato che “il M5S si batte con forza da ben 10 anni” per il salario minimo.

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