di Angelo Lo Verme

Lo scorso anno, a proposito della Cop26 svoltasi a Glasgow, scrivevo il seguente incipit: “Si dice saggiamente che chi ha tempo non aspetti tempo”. A quanto pare però questa massima viene capovolta dai decisori delle sorti del clima e quindi dell’umanità. Non abbiamo più molto tempo però aspettiamo ancora, ancora e ancora per correggere la rotta che ci sta conducendo verso l’abisso della catastrofe climatica. Il filosofo latino Seneca in La brevità della vita dialogando, appunto circa l’opinione comune della brevità della vita, sosteneva invece che “non è che abbiamo poco tempo, ma ne abbiamo perduto molto.”

La stessa cosa si può dire a proposito dei possibili rimedi per rallentare o, ancor meglio, arrestare i repentini cambiamenti climatici in atto. Il tempo ci sarebbe stato, e ancora ce ne sarebbe, anche se ogni anno è sempre di meno per evitare le catastrofi ambientali già da decenni annunciate e di cui purtroppo abbiamo avuto e abbiamo già più che qualche avvisaglia”.

Quest’anno la Cop27, la ventisettesima conferenza fra Nazioni appunto, si è svolta in Egitto, a Sharm el-Sheikh dal 6 ad oggi 18 novembre e sembra proprio che si avvii ad essere l’ennesimo fallimento delle Nazioni riguardo la salvaguardia del clima. Sembra proprio che a guidarle ancora una volta sia la filosofia del chi non ha tempo aspetti tempo, come se con i cambiamenti climatici e i suoi devastanti effetti sul nostro pianeta si possa scendere a compromessi.

“Sai clima, quest’anno c’è la guerra della Russia in Ucraina e Putin conta di interrompere il flusso del gas all’Europa. Non possiamo dunque decarbonizzare, anzi, dobbiamo estrarne di più di carbone e dobbiamo ad esempio trivellare per trovare un paio di miliardi di metri cubi di gas nell’Adriatico. Potresti tu clemente e potente clima aspettare qualche decennio prima di arrabbiarti troppo e di devastare le nostre abitazioni e le nostre infrastrutture?”.

Ancora non c’è accordo fra gli Stati sulla costituzione del fondo da 100 miliardi di dollari l’anno in favore dei paesi più poveri che hanno inquinato di meno, ma paradossalmente hanno subito i maggiori danni: gli Usa e l’Ue sono contrari. Non c’è accordo sull’obiettivo di mantenere entro 1,5 gradi l’aumento della temperatura globale messo in discussione dai Paesi emergenti a causa della crisi energetica. Obiettivo prefissato a Parigi nella Cop21!

Le previsioni, purtroppo, dicono altro: è molto probabile, continuando di questo passo, che l’aumento sarà di 2,4 gradi. Naomi Klein in un articolo su The Guardian ha scritto: “Al-Sisi ha messo in scena un vero e proprio reality show in cui degli attori recitano la parte degli attivisti e hanno un aspetto sorprendentemente simile a coloro che stanno subendo torture all’interno del crescente arcipelago carcerario egiziano”.

Insomma, per la grande assente di questa Cop27, Greta Thunberg, la conferenza è la solita operazione di greenwashing, e il solito bla bla bla. Dal 1995, anno in cui si tenne la prima conferenza fra le parti a Berlino, la Cop1 appunto, si discute tantissimo, si litiga anche, ma alla fine non si riesce a trovare una qualche risoluzione concreta che tenga davvero conto degli interessi del clima e dei suoi abitanti, cioè, nostri e soprattutto dei nostri figli, invece che quelli economici dei singoli Stati.

Intanto i cosiddetti grandi della Terra per raggiungere l’Egitto, tanto per non dare l’esempio, hanno utilizzato cento Jet privati che hanno prodotto nell’atmosfera alcune tonnellate di Co2. Certo, non potevano andarci in bicicletta, ma usare dei voli di linea normali non sarebbe stato umiliante!

Buoni esempi che dimostrerebbero una reale preoccupazione per il clima e determinerebbero una reale volontà di avviare una concreta transizione ecologica. Se da quando 27 anni fa si svolse la Cop1 a Berlino, ad esempio si fosse pensato di abbandonare la politica dei carburanti fossili in favore di quella dell’idrogeno, oggi non si inquinerebbe più. Ma tanto… c’è sempre tempo!

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Clima, a Sharm si chiude la conferenza del compromesso: via libera al fondo per i Paesi più vulnerabili. Ma nessun accordo sulla riduzione delle fonti fossili

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