Cinema

War – La guerra desiderata, il film sull’improvvisa guerra nel cuore dell’Europa (scritto tre anni prima del conflitto in Ucraina)

Nel cast Edoardo Leo, Miriam Leone e Giuseppe Battiston. Il regista: “Non avevamo nessuna intenzione di prevedere il futuro, è il futuro che sta andando all’indietro”

di Anna Maria Pasetti

“Guarda come ci hanno ridotto 70 anni di pace!”. Se questa frase suonava provocatoria lo scorso inverno, dopo il 24 febbraio diventa addirittura oltraggiosa. Eppure se viene ricontestualizzata nel dialogo del film War – La guerra desiderata di Gianni Zanasi – da cui è estrapolata – riassume il suo senso importante, profondo, veritiero.

Certo è che tale dramedy, il film di punta fuori concorso odierno della 17ma Festa del Cinema di Roma, oggi ci appare complessivamente di segno – e non solo di senso – diverso da come era stato concepito e scritto tre anni fa. Al punto che gli autori si sono sentiti in dovere di anteporre un cartello ai titoli di testa: “Questo film è stato scritto tre anni prima dell’invasione russa in Ucraina”. Come a intendere, il cinema diventa tristemente profetico in questo caso, asserzione dannatamente vera da cui però il cineasta bolognese prende le doverose distanze: “Non avevamo nessuna intenzione di prevedere il futuro, è il futuro che sta andando all’indietro” aggiungendo che “il cinema dovrebbe aggredire la realtà e non il contrario”. Riflessioni perfette, evidentemente frutto di un triste tempo di elaborazione, perché è inevitabile che quando si sta montando un film che descrive l’avvicinarsi di una guerra europea che coinvolge direttamente il Paese in cui è ambientato, e improvvisamente scoppia un conflitto come quello realmente in corso, si inizia a non dormire più sonni tranquilli. “Mi ha fatto ovviamente un bruttissimo effetto, ero in moviola, pietrificato, pieno di orrore”.

Ma cosa mette in scena, esattamente, War – La guerra desiderata che vedremo nelle sale dal 10 novembre? In sostanza trattasi degli effetti di un omicidio avvenuto casualmente a una festa tra ragazzi: una giovane viene assassinata da coetanei spagnoli, questi vengono rapiti dagli amici della vittima. Il caso diventa internazionale, e in una escalation la Spagna dichiara guerra all’Italia in complicità con la Francia che lascia passare il nemico iberico sul proprio territorio verso il Belpaese. Protagonisti della vicenda corale sono Tom (Edoardo Leo, suo il punto di vista del racconto), un commerciante di vongole tranquillo e unicamente preoccupato per il fratello in coma dopo aver tentato il suicidio, Lea (Miriam Leone), psicologa attivista ma benestante figlia del viceministro alla Difesa e Mauro (Giuseppe Battiston), un barista che all’avvicinarsi del conflitto diventa leader fanatico di un gruppo paramilitare. Con loro amici e parenti che ciascuno come può s’ingegna a sopravvivere mentalmente alla follia che sta prendendo forma in città, una Roma percorsa in lungo e largo dalle sequenze di un film ben pensato, scritto, diretto e recitato.

Niente di più, niente di meno che una guerra nel cuore dell’Europa “politicamente indebolita e isterica” spiega Zanasi. Tutto precipita in un senso di urgenza “non c’è più tempo per un drink, una partita, qualunque cosa che non sia basico, emergenziale e polarizzato: o sei mio amico o nemico, o mi ami o mi odi”. Ed in tale contesto di urgenza tra la vita e la morte temuta che la febbre interiore diventa bruciante, “le persone – incalza il regista – finalmente arrivano ad esprimere quello che hanno dentro, nel bene e nel male. Questa è la mia guerra desiderata, ed è il paradosso di questo film che non ha niente a che vedere con l’orrore”.

Con espressioni che meglio non poteva trovare, il regista e i suoi attori ben coscienziosi rispetto al “peso specifico” di questa commedia amara in questo tempo storico hanno dunque sgomberato il campo dai possibili e legittimi equivoci: “Qui si parla di una guerra che diventa metaforicamente un conflitto personale per ogni personaggio nel senso che ne diventa motore vitale, per tirar fuori i rimossi, le ferite quel dolore che lo ha immobilizzato in un ruolo diverso dalla propria identità profonda. Senza conflitti non ci sono storie, non c’è mistero e quindi non esisterebbe il cinema. Esisterebbe la pace come atarassia. La guerra è un’altra cosa, è orrenda e non produce che morte. Non so come nascono le guerre, siamo orrificati da quanto sta accadendo, come ci volessero riportare a una realtà in bianco e nero, e penso che i film abbiano il dovere e il potere di esprimere la complessità dell’amore: è con questa complessità che noi cerchiamo, nel nostro piccolo, di fermare l’orrore” .

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