I recenti attacchi terroristici in Afghanistan aprono le porte a una nuova fase nella competizione tra i gruppi terroristici, che si riaffaccia sulla scena globale. Diminuire l’autorità dei Talebani potrebbe essere un obiettivo strategico per questi gruppi che desiderano avere un riconoscimento.

Questa situazione all’interno del mondo jihadista potrebbe portare ad ampliare lo scenario dei conflitti e sicuramente ad aumentare il numero di gruppi che si uniscono a questa competizione a seconda dell’area geografica di presenza. Forse l’Asia centrale è una delle aree più attive in questo periodo, in quanto i gruppi che operano in Afghanistan e dintorni potrebbero cercare di seguire il modello talebano guadagnando territori da sottomettere al proprio controllo; pertanto, scontri e zone di conflitto come quella tra il Tagikistan e il Kirghizistan potrebbero offrire un terreno fertile per la comparsa di gruppi. Inoltre il protagonista più forte, l’IS-KH, sembra avere l’ambizione di espandersi al di fuori dei confini afghani.

È pertanto importante considerare questo attivismo in Afghanistan come un indicatore che potrebbe spingere questi gruppi, soprattutto IS e Al Qaeda, ad operare in diverse aree di conflitto. Anche in Siria, in particolare nella parte meridionale del paese, l’Iraq e il Kurdistan potrebbero essere interessati da questa forte presenza e dal desiderio di operare ed emergere nuovamente con forza. Se oggi analizziamo la tempistica di questo attivismo, esso si associa ad una crescente frustrazione economica, all’incremento delle difficoltà e ad una minore fiducia nelle politiche pubbliche. Questo quadro sociale potrebbe determinare la creazione di un terreno fertile per i gruppi terroristici che potranno operare, reclutare e soprattutto riemergere nel contesto nazionale e internazionale.

Se guardiamo con attenzione possiamo affermare che i gruppi terroristici in realtà non sono mai scomparsi, poiché è impossibile negare il legame tra terrorismo e criminalità, che in questa fase è la protagonista più forte sulla scena con la tendenza alla sponsorizzazione della droga che sta invadendo i Paesi della regione e che fa di questa industria un’economia parallela che mantiene gruppi, milizie e persino alcuni Paesi. Pertanto, affrontare questa connessione tra criminalità e terrorismo è fondamentale per contrastare l’emergere futuro di eventuali gruppi terroristici. È quindi molto importante anticipare questo rischio attivando il lavoro della coalizione internazionale nella strategia di prevenzione e non solo di intervento. In realtà il lavoro della coalizione dovrebbe contribuire a definire le politiche globali relative ai rischi del terrorismo, ma anche al suo altro aspetto, la criminalità, con la sua punta di diamante nell’industria della droga.

Questa coalizione potrebbe anche aiutare a costruire un consenso intorno alle politiche globali, facendo leva sul fatto che c’è più accordo che disaccordo sulla lotta al terrorismo. Il che indubbiamente può ridare speranza per trovare le giuste soluzioni a problemi complicati e di lunga durata nella regione, come le situazioni che si stanno vivendo in Siria, in Iraq, in Yemen e in Libano.

Prestare particolare attenzione a ciò che sta accadendo ora in Afghanistan potrebbe aiutare ad anticipare la scintilla di rischi in aree diverse, affrontando gruppi diversi, da Qaeda nello Yemen a IS-KH in Asia centrale a Isis in Siria e Iraq.

Articolo Precedente

Usa, elezioni di midterm imprevedibili: i dem “appesi” alla benzina. Lo scenario del dialogo con Putin se vincono i repubblicani

next
Articolo Successivo

In piazza per la pace, contro cretini e guerrafondai. Basta appoggiare l’escalation

next