“L’augurio che mi faccio è che questa vicenda sia chiusa il prima possibile, perché è stato un grande incubo, e di riavere indietro la mia vita e di poterla vivere serenamente”. Così ai cronisti lasciando l’aula del processo Ruby ter Karima El Mahroug. “È evidente agli occhi di tutti che porto un marchio, una Lettera Scarlatta – ha aggiunto. Ho sempre avuto paura di essere strumentalizzata e credo che possiate capirlo”. Alle domande su Berlusconi ha risposto di non voler dire altro. – “Per me è stata una giornata veramente emozionante – ha spiegato Karima ai giornalisti – è la prima volta che mi sento difesa in un’aula come questa, non mi sono mai sentita davvero difesa, neanche ai tempi quando ero una vittima”. E ancora: “Questa giornata per me è stata davvero importante”. Al termine dell’arringa, nella quale la difesa ha voluto dimostrare che lei non ha mai mentito e che non ha mai preso soldi dall’ex premier per tacere o dire il falso, l’avvocato Jacopo Pensa le ha detto guardandola negli occhi: “Io ti auguro cara Karima la buona fortuna di trovare dei giudici terzi, equidistanti, giusti, che devono contribuire alla giusta sentenza, good luck Karima!”

L’arringa è stata lunga. Per la difesa la giovane donna marocchina, ora 30 anni, è stata “marchiata come una prostituta minorenne”, ma non ha mai fatto sesso con Silvio Berlusconi e non ha mai mentito. L’imputata oggi si è presentata nell’aula bunker di via Ucelli di Nemi a Milano accanto ai suoi avvocati. “Karima non ha mai modificato le proprie dichiarazioni, anche se il pm ci dice che ha cambiato versione, Karima ha sempre detto che non ha mai compiuto atti sessuali con Berlusconi e questo è un aspetto abbastanza importante” ha detto l’avvocata Paola Boccardi nella sua arringa. L’imputata è accusata di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza, perché, nell’ipotesi dell’accusa, avrebbe mentito sulle serate ad Arcore incassando fino a 5 milioni di euro. Per lei la procura ha chiesto 5 anni di reclusione, 6 per Silvio Berlusconi.

Se poi la Procura “eleva una contestazione per prostituzione minorile”, quella a carico di Silvio Berlusconi nel primo processo (assolto), “vuol dire che non le ha creduto e allora perché non ha trasmesso quelle dichiarazioni come false alla Procura minorile?”. E quindi anche in questo procedimento, ha aggiunto il difensore, la posizione di Karima doveva essere quella di “indagata di reato connesso”. Nel processo di primo grado del primo processo la questione prostituzione era emersa perché in una intercettazione si parlava di “tariffe” dopo un incontro. E riguarda agli ipotizzati rapporti sessuali la contestazione riguardava gli sms che aveva scambiato con Luca Risso, suo ex compagno, quando – durante un interrogatorio con gli avvocati – scriveva “siamo alle scene hard con il Presidente”. Sulla questione soldi l’accusa ma contesatva gli appunti in cui aveva scritto “4 milioni e mezzo da B. fra due mesi”, una cifra molto vicina a quella in una telefonata a un suo amico: “Io ho parlato con Silvio e gli ho detto che ne voglio uscire con qualcosa: 5 milioni”.

Il legale ha anche ripercorso i verbali resi da Ruby davanti ai pm nel 2010 spiegando che lei ha certamente descritto “serate non certo puritane, spogliarelli, burlesque, ma ha anche dichiarato che non ha mai visto né le sono stati proposti atti sessuali ad Arcore”. Lei, poi, “non ha mai partecipato ad alcuna delle serate” in cui c’erano le ‘”cosiddette testimoni ‘buone'”. Anche “se fosse vero” che Karima El Mahroug ha ricevuto 5 milioni di euro da Berlusconi o “4,5 milioni”, come scriveva in un appunto sequestrato, “lei avrebbe ricevuto quei soldi quando non era nemmeno pubblico ufficiale”, ossia testimone, e dunque non ci sarebbe comunque la corruzione in atti giudiziari contestata.

Nel “processo Ruby 1”, quello a carico di Silvio Berlusconi, poi assolto, “Karima non è stata mai sentita, quindi non ha mai svolto un ruolo di pubblico ufficiale”. La giovane “anzi andava indagata sin da subito, se l’accusa riteneva che avesse mentito sulla prostituzione minorile e non le credeva”. E dunque doveva essere ascoltata come testimone assistita da un avvocato. Il difensore ha anche spiegato che nel caso Ruby Imane Fadil, la teste chiave dell’accusa (morta nel 2019), “è stata ritenuta credibile e messa tra i ‘buoni’, mentre Karima, che ha partecipato a un numero minore di serate di altre ragazze, è stata messa tra le ‘cattive'”. L’avvocata ha anche chiarito che dalle rogatorie disposte dai pm “non sono stati mai evidenziati beni a nome di Karima”, che “non ha mai avuto i bonifici mensili come le altre ragazze”. Nel 2015 l’imputata doveva testimoniare ma si era trasferita in Messico ed erano stati inutili i tentativi di procura e Tribunale di acquisire le sue dichiarazioni.

“Oggi processiamo Karima che è una donna profondamente diversa da quella descritta nel procedimento, da quella ragazzina che entrava e scappava da 16 comunità per minori” ha aggiunto Boccardi. La giovane marocchina, che “il mese prossimo compirà 30 anni”, si porta dietro, però, ha aggiunto il legale, “un marchio inciso sulla pelle, indelebile, è stata marchiata come prostituta minorenne, abbiamo una sentenza che dà questo marchio, che è più forte della Lettera Scarlatta, ma questo marchio confligge con alcuni elementi”. E ha citato, in particolare, un’intercettazione che, a detta del difensore, ha avuto un’interpretazione errata. Boccardi ha ricordato che “Karima si era inventata un nome e un personaggio e da questo avatar non si è mai più distaccata purtroppo” ma, ha spiegato ancora, “vive a Genova e ha sempre vissuto lì dal 2010, non ha mai vissuto in Messico, non ha mai avuto in affitto appartamenti lussuosi o auto lussuose, vive con la sua bambina a Genova che frequenta una normale scuola pubblica”.

L’avvocato ha sottolineato che sono “passati 12 anni da quando, nell’ottobre 2010, è emerso lo scandalo sui giornali e le persone processate da allora non sono più quelle di un tempo”. E rivolta ai giudici ha spiegato di aver portato Karima “in aula perché la conosciate”.
Sempre la difesa ha fatto presente che nelle intercettazioni “non c’è una telefonata di lei con un presunto cliente” e quella in cui dice di aver guadagnato “187mila euro” va letta “tutta e bene interpretata”. Nell’arringa la difesa ha provato a smontare una lunga serie di elementi dell’accusa. Di quell’appunto in cui la ragazza scrisse che doveva ricevere 4,5 milioni di euro da Berlusconi la difesa ha detto: “A questa 17enne serviva quel biglietto per dimostrare qualcosa, per dire che da questa storia almeno qualcosa aveva ottenuto e quel numero che lei ha scritto è diventato un capo di imputazione”. In quell’appunto, ha spiegato il legale, “si parla pure di 50mila euro per un libro che non esiste, che non ha mai scritto”. E ancora: “Questo numero, 5 milioni, è stato molto dibattuto sui media e in questo processo non si può più distinguere se questo elemento è frutto della conoscenza dei testi o di ciò che si leggeva sui media“. Tra i vari elementi contrastati dalla difesa anche le dichiarazioni dell’avvocato Egidio Verzini, ex legale di Ruby e morto anni fa, che parlò di soldi, almeno 5 milioni, dall’ex premier a Karima. “Se aveva dichiarazioni tanto importanti da fare, doveva mandare una lettera in Procura, non rivolgersi ai media, e sarebbe stata una prova”, ha concluso il legale.

“Quella ragazzina là da proteggere, che era in mezzo alla strada, non solo non è stata protetta, ma c’è stata una Procura che ha indagato su di lei e l’ha sottoposta a intercettazioni, mentre avrebbe dovuto tutelarla e lo dico senza polemica, non erano gli stessi pm che sono oggi in aula”. “Non si protegge una ragazza così, non è stata mai protetta, è sempre stata sotto processo, anche negli altri processi in cui non era imputata, oggi abbiamo una donna da assolvere”, ha aggiunto. E ancora: “I pm parlano di un processo denso di prove, io mi permetto di dire pieno di suggestioni, non abbiamo mai avuto un pubblico ufficiale e i pm cambiano finalità dell’accordo corruttivo in base al tempo: prima era corrotta per non rendere testimonianza e poi per favorire anche Mora. Minetti e Fede, che non sono mai stati favoriti ma condannati”.

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