“L’opinione prevalente negli ambienti governativi ucraini è che non ci siano segnali imminenti di un utilizzo di armi nucleari da parte russa. Putin, in difficoltà sul piano militare, starebbe alzando un po’ la posta in gioco e adottando una strategia del terrore psicologico per frenare gli ucraini, da un lato, e, dall’altro, per inviare un segnale all’opinione pubblica dei Paesi occidentali affinché riducano gli aiuti finanziari e militari all’Ucraina”. Lo rivela ai microfoni di “24 Mattino” (Radio 24) l’ambasciatore italiano a Kiev, Pier Francesco Zazo, che spiega: “Qui ritengono che il Cremlino usi la minaccia del ricorso alle armi nucleari, ma in realtà non intenda farlo, perché, in caso di attacco nucleare tattico, Putin si troverebbe completamente isolato sul piano internazionale, anche dall’India, dalla Cina e dai Paesi benevolmente neutrali. E in più ci sarebbe una reazione dura da parte dei Paesi occidentali”.

Zazo sottolinea che, tuttavia, il timore di un attacco nucleare tattico russo esiste: “Gli ambienti governativi ucraini non escludono del tutto l’ipotesi che Putin, se sentisse minacciata la sopravvivenza del suo regime, potrebbe usare armi nucleari. Il timore c’è ma gli ucraini non si lasciano intimorire, sono comunque fermamente convinti ad andare avanti nella conduzione delle operazioni militari e il loro obiettivo resta quello di liberare il numero più alto possibile di territori. Zelensky l’ha detto in maniera chiara – conclude – gli ucraini chiedono l’immediato ritiro delle truppe russe nelle zone occupate e a quel punto la pace ci sarebbe subito. Ma il problema è che loro non intendono negoziare con Putin, perchè non si fidano di lui. Quello che gli ucraini non si stancano di ripetere è che Putin rispetta solo il linguaggio della forza e che usa sistematicamente la menzogna. Putin, in maniera dogmatica, nega l’esistenza dell’Ucraina. Anche per questo motivo gli ucraini non vogliono trattare con lui”.

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