Questo articolo è stato scritto in collaborazione con Linda Meleo, Virginia Raggi, Daniele Diaco e Paolo Ferrara, consigliere e consiglieri comunali di Roma

Una delle cause per cui è caduto il governo Draghi è stato l’inserimento della possibilità di costruire un inceneritore a Pomezia/Santa Palomba, nel decreto Aiuti, norma che non è stata concordata con l’allora maggioranza e che contraddice il piano rifiuti regionale approvato solo nel 2020 il quale non prevedeva appunto un tale impianto nel Lazio. Tuttavia, il 22 aprile 2022 il sindaco Gualtieri – smentendo quanto da lui sostenuto in campagna elettorale – ha annunciato, durante un consiglio straordinario in Assemblea capitolina, la costruzione di quello che lui chiama “termovalorizzatore” con capacità di 600.000 tonnellate. Poco dopo il governo Draghi ha inserito l’articolo che dava i poteri speciali a un commissario straordinario per il Giubileo.

Il rifiuto di qualsiasi tentativo di mediazione in Consiglio dei ministri e in Commissione, l’insistenza di apporre ben due fiducie per chiedere un voto non nel merito ma su un pacchetto chiuso non negoziabile è stato uno degli elementi che ha contribuito a terminare l’esperienza di governo e anche la discutibile decisione da parte del Pd di rompere la collaborazione con il MoVimento 5 Stelle rischiando seriamente di consegnare il Paese in mano alle destre. Il 4 agosto è stato finalmente pubblicato il piano rifiuti del Comune di Roma. Vediamolo insieme (qui in video).

La prima cosa che salta all’occhio è che in questo documento non si definisce l’impianto “termovalorizzatore”, termine di greenwashing che Gualtieri e la stampa hanno usato (impropriamente), ma si parla di un impianto “trattamento termico dei rifiuti”. Quale sia il trattamento termico è esplicitato più avanti: incenerimento. Quindi, questo impianto è a tutti gli effetti un inceneritore, che potrebbe (forse) avere un certo recupero energetico (vedi dopo).

Un aspetto critico sono i tempi. Gualtieri nella sua campagna elettorale escludeva nuovi inceneritori perché riteneva necessari “almeno 7 anni” per la costruzione di questo tipo di impianti. Per realizzare l’inceneritore a Copenaghen nell’efficientissima Danimarca di anni ce ne sono voluti cinque. Con la crisi dei materiali i tempi (e i costi) presumibilmente si dilateranno, chissà come si potrà avere qualcosa in mano per il Giubileo 2025 (che inizia tra meno di tre anni). Non si dice dove sorgerà questo maxi-impianto (e in campagna elettorale è qualcosa che non conviene ma il piano rifiuti dovrebbe essere un documento tecnico e non elettorale) ma sappiamo benissimo che sarà costruito nell’estremo lembo del comune di Roma, a Santa Palomba. Senza sapere il luogo, come si possono valutare elementi come distanze percorse dai rifiuti, aggravio del traffico nella zona, eventuale recupero energetico? Per il cosiddetto “teleriscaldamento” (tubi sotterranei di acqua riscaldata) è ben diverso piazzare l’inceneritore a recupero energetico nel centro della città o nella periferia estrema.

Il piano non prevede nessuna riduzione significativa della produzione di rifiuti (un misero -8% fino al 2035) che invece insieme al riuso e al riciclo costituisce la strategia raccomandata dall’Unione europea (nella gerarchia, inceneritori e discariche occupano penultimo e ultimo posto). Consideriamo che riducendo la produzione di rifiuti rispetto alle 1.6 milioni di tonnellate annue attuali, la costruzione di un nuovo inceneritore sarebbe difficilmente giustificabile. Ribadiamo che il punto chiave non è “inceneritori sì o no” ma piuttosto “è utile e indispensabile questo nuovo inceneritore”?

L’ultimo aspetto e uno dei più critici è quello del sistema “sperimentale” ipotizzato di “cattura e immagazzinamento” dell’anidride carbonica (CO2). Incenerire rifiuti significa produrre ceneri residue nella camera di combustione (circa il 20%), ceneri leggere (3-4% che sono tra i rifiuti più tossici e complessi da trattare) ma soprattutto circa una tonnellata di CO2 per tonnellata di rifiuti trattata.

Ora, il Parlamento europeo presto inserirà gli inceneritori, allo stesso modo delle altre attività che producono CO2, nel sistema europeo dei permessi di emissione (Ets). Questo significherebbe un aggravio dei costi per la CO2 pari a circa cento euro a tonnellata (a salire negli anni) per le tasche dei romani. Per forse evitare questo costo il piano rifiuti comunale prevede un ulteriore impianto accessorio per circa 150 milioni di euro. Sistema, questo della cattura della CO2, che in teoria potrebbe essere una soluzione seria, possibile e interessante, ma che in pratica non c’è ancora in nessun inceneritore (il primo in Norvegia ne potrebbe avere uno simile solo nel 2026). L’“immagazzinamento della CO2” è la parte più problematica e meno trattata dal piano. Dove vogliamo metterla questa anidride carbonica? Ci sono formazioni geologiche adatte nelle vicinanze che non la rilascerebbero? Come la trasportiamo?

E soprattutto recuperare, comprimere e trasportare la CO2 costa tanta energia, mica è gratis. Dove va a finire allora il tanto sbandierato “recupero energetico”? Infine, piuttosto che su un inceneritore (la cui produzione di CO2 si può ridurre fino a eliminare) se questi impianti di cattura e immagazzinamento funzionassero bene perché non metterli piuttosto su centrali a gas e carbone che di CO2 ne producono molta di più? Zero Waste Europe la definisce criticamente “una costosa distrazione per l’economia circolare”.

Quindi, leggendo questo piano rifiuti non appare affatto utile un nuovo inceneritore, non si valutano le strategie preferenziali suggerite dall’Unione europea ma ci si limita a giustificare l’unico scenario annunciato, quello di spendere (almeno) 700 milioni + 150 milioni di soldi di tutti i cittadini per mettere a rischio la salute e la qualità di vita di quelli di Pomezia e aree limitrofe.

Consideriamo solo quanto è problematica già adesso la viabilità in quelle zone. Sembra essere un’operazione per nascondere le mancate promesse del sindaco Gualtieri (“un piano straordinario per pulire Roma”, sappiamo come è finita) allontanando il problema dei cumuli di spazzatura che con questo piano saranno inevitabilmente in strada per molti anni ancora. Tra l’altro, Gualtieri nei primi sei mesi del 2022 ha peggiorato la raccolta differenziata, come spiegato persino da Repubblica. Ci auguriamo che cittadini che questa scelta scellerata per le persone che la dovranno subire nel loro territorio possa essere rivista e ripensata.

*Marco Bella è candidato alle Politiche 2022 nell’uninominale presso il collegio di Pomezia, IX e X municipio

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