Un “consolidato sistema associativo di natura corruttiva” tra politici e imprenditori. È quello che si era creato a Otranto, una delle mete turistiche più frequentate del Salento, secondo la procura di Lecce che ha chiesto e ottenuto dal gip del Tribunale della città pugliese, Cinzia Vergine, il carcere per il sindaco Pierpaolo Cariddi, eletto a giugno per la seconda volta e già sospeso dalla carica per un divieto di dimora nel Comune che amministrava in seguito a un’altra inchiesta dello scorso luglio che ruota attorno all’ex senatore dell’Udc Salvatore Ruggeri. In carcere è finito anche suo fratello Luciano, già primo cittadino fino al 2017. Altre 8 persone sono invece finite ai domiciliari, tra cui diversi imprenditori – compreso il presidente di Federalberghi Lecce, Raffaele De Santis – e tecnici comunali.

Oltre alle 10 persone destinatarie di misure cautelari, si contano altri 47 indagati – compreso l’ex senatore Ruggeri – nell’inchiesta della procuratrice aggiunta Valeria Mignone e della pm Giorgia Villa che ipotizzano, a vario titolo, l’associazione per delinquere finalizzata al compimento di delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e l’amministrazione della giustizia, oltre che in materia di corruzione elettorale, per atti contrari ai doveri d’ufficio, frode in processo penale e depistaggio, turbata libertà degli incanti, truffa ai danni dello Stato e della Comunità Europea ed altro.

Secondo quanto emerso dall’inchiesta della procura di Lecce, a Otranto si era “consolidato sistema associativo di natura corruttiva politico-imprenditoriale”, che “da tempo avrebbe pervaso” l’amministrazione comunale, “coinvolgendone amministratori e funzionari troppo vicini ad alcuni imprenditori con interessi economici”. Stando a quanto reso noto dai comandi provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Lecce, assieme ai funzionari della Polizia Provinciale, gli interessi sarebbero stati “coltivati attraverso artefatte aggiudicazioni di appalti e rilasci di concessioni comunali offrendo utilità di diversa natura”, anche per “assicurare un bacino di voti per il sostegno elettorale ricevuto da alcuni degli indagati, nonché vantaggi economico-patrimoniali per i restanti”. A ispessire il quadro accusatorio tessuto dalla magistratura anche gli accertamenti, in particolare quelli in materia edilizia e paesaggistico-ambientale, condotti dalla Polizia provinciale, attraverso acquisizioni documentali e rilievi tecnici.

Sotto la lente degli inquirenti alcuni provvedimenti amministrativi come le autorizzazioni edilizie, in particolare nel settore turistico, la realizzazione di parcheggi e del mercato coperto, e i finanziamenti pubblici chiesti dal Comune di Otranto anche all’Unione europea. Le indagini che hanno portato agli arresti confermano – secondo gli investigatori – che il ‘modus operandi’ dei pubblici ufficiali indagati era “ispirato, oltre che all’arricchimento personale, ad assicurarsi bacini di consenso elettorale attraverso una gestione personalistica di presidi di potere a livello sia locale sia regionale”.

L’indagine ha anche portato al sequestro preventivo di strutture turistico-ricettive, stabilimenti balneari, aziende agrituristiche, diverse unità immobiliari e numerose somme di denaro, per un valore stimato in diversi milioni di euro, “illecitamente autorizzati o realizzati – è detto in una nota – in violazione delle norme in materia edilizia e paesaggistica”. Un troncone dell’inchiesta riguarda le elezioni politiche del 2018, quando Luciano Cariddi si presentò come candidato al Senato con il centrodestra nel collegio uninominale Nardò-Casarano. Nei giorni scorsi il fratello Pierpaolo è stato condannato in primo grado dal tribunale di Lecce a 3 anni e nove mesi di reclusione, come progettista dello stabilimento balneare Twiga in costruzione sul litorale nord della costa idruntina prima di essere sequestrato a giugno 2017. Di poco più lieve la condanna per l’imprenditore Raffaele De Santis, anche lui coinvolto nell’operazione di queste ore.

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