Quella di Maria Adela Kuhfeldt è la classica spy story. Gli ingredienti ci sono tutti: abiti scintillanti, gioielli, feste. E soldi, tanti soldi di cui, però, non si conosce la provenienza. Un’ inchiesta pubblicata da Repubblica ha fatto luce su una delle più clamorose falle nella sicurezza dell’Alleanza Atlantica degli ultimi tempi. Dieci mesi di indagini, quattro testate giornalistiche coinvolte, dieci anni da ricostruire. Oltre al quotidiano italiano, infatti, ad indagare sulla vita segreta di Maria Adela si sono messi il sito investigativo Bellingcat, il giornale tedesco Der Spiegel e il sito di informazione The insider.

Secondo quanto raccontato dai giornalisti, Maria Adela, un’avvenente imprenditrice sarebbe riuscita ad infiltrarsi negli inviolabili ambienti militari della Nato e dell’esercito americano, partendo praticamente dal nulla. Suo asso nella manica non è solo un’incredibile avvenenza che la rende irresistibile per tutti, ma anche una risorsa economica apparentemente illimitata. Eppure, la sua attività commerciale nel campo della vendita di gioielli non rende così tanto. Ma questo non è l’unico aspetto della storia di Maria Adela che non convince. Nata in Sud America da madre peruviana e padre tedesco, la donna viene portata in Unione Sovietica nel 1980 in occasione delle Olimpiadi dove, per motivi sconosciuti, la madre l’avrebbe lasciata a Mosca affidandola ad una famiglia.

Dopo un’infanzia difficile durante la quale Maria Adela avrebbe subito anche abusi sessuali dal patrigno, la donna sarebbe fuggita in circostanze poco chiare in Europa. Comincia così il suo lungo peregrinare in giro per il continente. Prima a Parigi e poi il trasferimento a Napoli, dove riesce a stabilizzarsi e, grazie a delle risorse finanziare che ufficialmente non ha, riesce ad andare a vivere in una delle strade più glamour di Posillipo, in una elegante abitazione vista golfo, dove – come racconta Repubblica- invita vip e personaggi illustri della Napoli bene. Così, tra serate eleganti e amicizie di un certo livello, Maria Adela riesce a farsi ammettere al prestigioso Lions Club “Napoli Monte Nuovo”, fondato proprio dagli ufficiali della base Nato di Lago Patria dove bazzicano anche militari della VI Flotta statunitense. I giornalisti impegnati nell’inchiesta non sono riusciti a risalire alle informazioni che Maria Adela sarebbe riuscita a trafugare in questi anni di pubbliche relazioni, durante i quali- secondo le ricostruzioni giornalistiche- avrebbe avuto anche relazioni con personalità di spicco dell’Alleanza Atlantica sul posto.

Ad un certo punto, però, qualcosa va storto e Maria Adela è costretta a partire. Il 15 settembre 2018 infatti, la donna prende un volo che la fa letteralmente sparire dai radar di amici e conoscenti per due mesi, fino a quando a novembre non riappare sui social giustificando l’assenza per seri motivi di salute. Proprio in quei mesi, però, nel Regno Unito capita qualcosa di grave che mette in allerta le cancellerie di mezza Europa. Il Paese, infatti, diventa teatro di diversi casi di avvelenamento da Novichok, l’agente nervino utilizzato dai servizi segreti russi per avvelenare dissidenti in giro per il mondo. Oltre all’avvelenamento di Nikolai Glushkov, ex vicedirettore della compagnia di bandiera russa Aeroflot che aveva ottenuto asilo politico dopo la denuncia su presunte attività di spionaggio della compagnia, il caso più eclatante che avviene in quel periodo è quello di Sergej Skripal e della figlia Yulia.

IL CASO SERGEJ SKRIPAL L’ex ufficiale dell’intelligence russa e la figlia, infatti, vengono trovati agonizzanti il 4 marzo 2018 in un parco di Salisbury, contea di Wiltshire, in Inghilterra, dopo esser entrati a contatto con la sostanza velenosa che presumibilmente uno o più individui gli avrebbero spruzzato addosso. Questa tesi viene corroborata dal caso dell’avvelenamento di due clochard che vivevano in quella zona. I due senza fissa dimora, infatti, sarebbero entrati a contatto con la sostanza velenosa toccando una boccetta di profumo trovata rovistando in uno dei cestini dei rifiuti a pochi metri di distanza dal luogo del ritrovamento dei corpi di Skripal e della figlia. La boccetta di profumo, dunque, sarebbe stata utilizzata per spruzzare addosso all’ex funzionario russo e alla figlia il potente veleno per poi essere abbandonata tra i rifiuti. A marzo 2018, – pochi giorni prima della partenza di Maria Adelina- il sito investigativo Bellingcat riesce a risalire alle identità dei responsabili dell’ avvelenamento di Skripal, facendo nomi e cognomi: Alexander Petrov e Ruslan Boshirov, presunti agenti dell’intelligence del Cremlino. A quel punto il rischio che la copertura di Maria Adelina possa saltare da un momento all’altro è dietro l’angolo e allora la donna è costretta a tornare in patria.

Solo successivamente, si arriva alla sua identità. La donna affascinante dall’infanzia difficile, infatti, non si chiama Maria Adelina come tutti credevano, ma Olga Kolobova, classe 1982, agente del Gru – i servizi segreti russi specializzati in operazioni di sabotaggio- figlia di un ex colonnello che ha servito Mosca in tanti teatri internazionali.

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