Saranno abbattuti anche se le associazioni animaliste chiedono ancora alternative. Il Tar del Lazio ha confermato il provvedimento della Asl Roma 1 con cui ha disposto l’abbattimento dei cinghiali e dei suini presenti alla Sfattoria nell’ambito della campagna contro la peste suina. Con un decreto il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio ha disposto che la Asl consenta alla Associazione la detenzione di soli due maiali da affezione, come stabilisce la legge, e ha fissato l’udienza collegiale al prossimo 12 settembre per decidere definitivamente sulla fase cautelare (c.d. sospensiva).

Sono circa 140 gli animali presenti nella struttura che sorge nella zona rossa alle porte della Capitale. Nel provvedimento i giudici affermano che non c’è “seria ragione per derogare alle misure di profilassi e contenimento del virus Psa”. L’Asl “nelle more della disamina della causa” del 12 settembre può lasciare alla Sfattoria solo i due “maiali (sempreché ve ne siano le condizioni e previa precisazione di tutti gli accorgimenti affinché questi godano d’un trattamento consono e non fuoriescano dalla proprietà attorea) ed è tenuta, al contempo, a monitorare lo stato di salute degli altri maiali già sequestrati ed avviati alla profilassi, valutandone la pericolosità attuale ed effettiva e, se del caso, provvedendo per l’abbattimento”. “Si conferma così allo stato la legittimità dell’operato della Asl romana che ha agito in doveroso ossequio con la disciplina vigente dettata dal legislatore eurounitario ed italiano, dal ministero della salute, dal commissario straordinario per la peste suina e dal prefetto”, afferma l’avvocato Antonino Galletti, legale dell’Asl.

Le associazioni Enpa, Leal, Leidaa, Lndc, Oipa, e Tda chiedono alternative: “Letto il decreto emanato dal Tar del Lazio oggi, 17 agosto, che stabilisce che l’Asl Roma 1 possa valutare se abbattere o no gli animali presenti nel santuario a prescindere dalla documentazione che avrebbe dovuto essere presentata ed esaminata domani secondo il decreto del 14 agosto, auspichiamo che quanto disposto non conduca ad abbattimenti in una struttura dove lo stesso Tar riconosce non esservi un focolaio di Psa attivo. Auspichiamo che l’Asl consenta anche alle controparti di depositare propri documenti e chiarimenti affinché possa instaurarsi un equo contraddittorio e che manifesti essa stessa la volontà di trovare soluzioni alternative che consentano la salvezza di animali sani, chiusi in recinti, iscritti all’anagrafe e costantemente controllati. Il decreto in esame – spiega l’avvocato Giuseppe Calamo dello Studio che segue il ricorso delle associazioni – accerta che l’azione amministrativa è stata eseguita in violazione dell’art. 12, co. 2, del Regolamento (UE) 2020/687 e, per l’effetto, ha sospeso l’efficacia del provvedimento di abbattimento dell’8 agosto 2022. Inoltre, impone all’Asl di svolgere un monitoraggio dello stato di salute dei suidi presenti nel rifugio, valutando se esistono effettivamente casi in cui è consentito l’abbattimento. Non autorizza gli abbattimenti in generale nel rifugio, dispone semplicemente che l’autorità sanitaria compia nuovi accertamenti essendosi i precedenti rivelatisi erronei. In ragione della diversa lettura che l’Asl ha diramato, stiamo comunque considerando se proporre un’istanza di modifica”.

Articolo Precedente

Crisi climatica, l’intreccio tra politica e affari rallenta la Transizione ecologica

next
Articolo Successivo

Clima, nuova azione degli attivisti ai Musei Vaticani: si “incollano” alla statua di Laocoonte – Video

next