Dai territori non solo malumori, ora anche i ricorsi agli organi interni per chiedere l’annullamento delle liste. Succede in Puglia, dove il Partito democratico locale è in rivolta (o almeno una parte) per le scelte fatte e per l’assenza tra i capilista di esponenti donne. Ecco che allora due consiglieri regionali dem, Ruggiero Mennea e Fabiano Amati, hanno presentato un ricorso urgente “alla Commissione nazionale di garanzia per annullare le liste del Pd Puglia e modificarle”.

Secondo i due esponenti del Pd infatti, i candidati sono stati “nominati con atti illegali e modalità sessiste“. E hanno violato una serie di regole interne: “Parità di genere perché composte con soli capilista uomini; mancanza di elezioni primarie o sistema di ampia consultazione (contendibilità); uguaglianza di tutti gli iscritti; designazioni collegiali; rappresentatività politica e territoriale; pubblicità della procedura di selezione; modalità democratica di approvazione delle candidature attraverso organi rappresentativi; rinunce e sostituzioni senza riconvocare la direzione nazionale”. Secondo i due consiglieri regionali, quindi, sarebbero “numerose le violazioni”.

E non ci sono solo i ricorsi. La presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, solo al quarto posto nel plurinominale al Senato, “sta riflettendo” se accettare o meno la candidatura. Il suo posto è finito il braccio destro di Michele Emiliano: il capo gabinetto Claudio Stefanazzi. Poi c’è chi chiede di modificare le liste perché violerebbero “gli statuti nazionali e regionali”. Nessun posto offerto invece all’altra aspirante: la sindaca di Bitetto, Fiorenza Pascazio, “sostenuta” dal sindaco di Bari, Antonio Decaro. Anche per questo, sempre il consigliere Amati, ha attaccato: “Non era stato il segretario Letta a dire che vogliamo un partito femminista? Non era stato il presidente Emiliano a dire che la violazione della parità di genere ci rende impresentabili?”. Critiche sono arrivate anche da Articolo Uno Puglia sull’esclusione dei suoi candidati dalle liste, tra cui l’epidemiologo Pierluigi Lopalco, ex assessore regionale alla Sanità. Protesta anche il consigliere tarantino Michele Mazzarano, ex assessore: “Dopo il 25 ci sarà il 26 settembre e da quel giorno qualcuno dovrà render conto di scelte così gravi tanto da ostacolare persino la partecipazione alla campagna elettorale. Le liste del Pd – evidenzia – sono inguardabili”. Gli fa eco un altro consigliere regionale, Donato Metallo: “Le liste del Partito democratico in Puglia – scrive su Facebook – e soprattutto in Provincia di Lecce sono amarezza, delusione, mortificazione di un partito, dei suoi militanti, dei compagni e compagne. Nulla di democratico, ma candidati nominati dall’alto, imposti”.

A fare scalpore, al di là delle scelte politiche, è il fatto che non ci sia neanche una donna capolista. Questi i nomi che sono stati scelti dalla direzione e da Enrico Letta: l’assessore regionale Raffaele Piemontese a Foggia; il segretario del Pd Puglia, Marco Lacarra a Bari; a Taranto il deputato uscente Ubaldo Pagano; a Lecce il capo Gabinetto della Regione Puglia, Stefanazzi. Al Senato il capolista sarà l’ex ministro Francesco Boccia.