Dopo il lancio dello slogan che accompagnerà il leader della Lega in questa campagna elettorale, la questione del “Credo” è al centro di un botta e risposta tra Matteo Salvini e il quotidiano della Cei Avvenire.

“Si fa presto a dire ‘credo’ ma non senza conseguenze”, sottolineava martedì un commento a firma di don Giuseppe Lorizio, teologo della Pontificia Università Lateranense, dalle pagine di Avvenire. L’accusa che viene mossa a Matteo Salvini è quella di strumentalizzare la religione a fini elettorali. Così il quotidiano della Cei ha voluto mettere i puntini sulle i. “Non è difficile pensare che dietro la scelta di un leader politico attento agli umori dei molti, in questo caso Matteo Salvini, vi sia un’accurata indagine sul sentire del popolo, composto di eventuali elettori”, fa notare don Lorizio. Nonostante nel testo della campagna elettorale del leader leghista si faccia riferimento ad una “fede laica” e non religiosa , il teologo ci tiene a precisare che “onde evitare ogni possibile deriva populista, sarà bene che, mentre leggiamo sulle facciate delle nostre città la parola “credo”, cerchiamo di distinguere i diversi significati e le diverse condizioni che questo verbo propone a tutti noi”, scriveva.

Poche ore dopo è arrivata la replica del leader della Lega, con una lettera al direttore di Avvenire Marco Tarquinio per difendere quello che lui definisce “un atto laico di fede”. “In una società liquida, sfiduciata, corrosa di relativismo, e infine sempre negativa, è importante tornare a ‘credere’ in qualcosa“, scrive Salvini. “È insieme l’ottimismo della ragione e della volontà. Credere – sottolinea Salvini nella lettera pubblicata dal quotidiano della Cei – è dunque l’opposto di dubitare. È voglia di fare, di costruire, di operare per ridare coesione alla nostra società, per rilanciare l’Italia, partendo da valori chiari, sentiti, vissuti concretamente”. Il leader della Lega poi enuncia le cose in cui crede, dal “valore della vita, da preservare dall’inizio alla fine”, al “ruolo fondamentale dei Centri di aiuto alla vita“, “nella lotta a ogni genere di droga“, nel “ruolo fondamentale di associazioni, parrocchie e comunità locali”. Cita poi il lavoro, le pensioni e anche la “difesa dell’Italia”: “l’immigrazione – continua Salvini nella lettera pubblicata da Avvenire – è positiva quando è legale e controllata, e milioni di donne e di uomini stranieri che vivono in Italia e arricchiscono le nostre comunità ne sono un esempio”.

Così è lo stesso direttore di Avvenire Marco Tarquinio a controreplicare alla lettera del senatore del Carroccio: “Affermare ‘credo’, ovunque ma in particolare in un Paese di straordinaria tradizione cristiana come l’Italia, è espressione che reclama coerenza e non resta mai senza conseguenze, anche laiche, cioè civiche e civili”, scrive Tarquinio. “In particolare, aggiungo, in ordine all’accoglienza e alla tutela rispettosa della vita, che sia ‘produttiva’ o imperfetta o malata, assediata dalla guerra o al suo ultimo termine, nascente o migrante. È qui che si sostanzia quel ‘primato della persona umana’ che lei richiama e che è un’idea-guida solidale davvero importante, esigente e a volte anche benedettamente scomoda”, conclude il direttore del quotidiano della Conferenza episcopale italiana.

E sullo slogan scelto da Salvini per questa competizione elettorale arriva anche il commento ironico di Beppe Grillo. Il garante del Movimento 5 stelle ha postato su Twitter la foto di un “Credo”, non medi una lama per pedicure. “Credo leghista: fuori i duroni dall’Italia“, è il testo che accompagna l’immagine rilanciata sui social.

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