I primi sette mesi del 2022 sono stati quelli più caldi di sempre, cioè dal 1800, quando sono iniziate le rilevazioni a livello nazionale. Almeno fino ad ora. I dati pubblicati ogni mese dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) sono eclatanti. Secondo l’Istituto, infatti, il 2022 avrebbe registrato il record di siccità con un vero e proprio dimezzamento delle precipitazioni registrato da inizio anno a fine luglio rispetto agli accumuli medi sul trentennio 1991-2020. La riduzione maggiore, -52% , ha colpito il Nord, in misura leggermente inferiore, invece il Centro Sud con -42%.

Ancora in questo momento, l’anno più siccitoso della storia italiana è il 2017, ma il 2022 ha buone possibilità per battere un nuovo record. Basti pensare che la quantità complessiva di piogge accumulate sono molto inferiori a quelli di cinque anni fa. In generale, nel 2022 c’è stata circa la metà delle piogge registrate mediamente in Italia negli ultimi 30 anni e il fenomeno accentuato al Nord.

Per quanto riguarda, invece, le temperature, i mesi di maggio, giugno e luglio, sono tutti e tre al secondo posto nella classifica dei più caldi di sempre. Un maggio più caldo rispetto a quello di quest’anno si registrò solo nel 2003, lo stesso vale per il mese di giugno, mentre il luglio più caldo di sempre risale al 2015. E considerando il periodo da maggio a luglio, quest’anno è più caldo anche del 2003.

“Le oscillazioni da un anno all’altro fanno parte della variabilità interna del sistema -ha affermato Michele Brunetti ricercatore dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr di Bologna -, però sotto c’è un segnale di lungo periodo di costante aumento della temperatura. Basti pensare che in Italia, dagli anni 80 ad oggi la temperatura è cresciuta in media di 0,45 gradi ogni dieci anni. Ovviamente se rispetto a 40-50 anni fa abbiamo due gradi in più, anche le oscillazioni del sistema partono da una base più alta di due gradi e si spostano verso valori più elevati”.

La Coldiretti lancia l’allarme che riguarda soprattutto la vendemmia che è appena iniziata in Italia con una prospettiva di un calo del 10% delle uve. Ma neanche le altre coltivazioni se la passano meglio. “E’ allarme negli uliveti con il caldo che rischia di far crollare le rese produttive. Oltre che in pianura, gli effetti del cambiamento climatico si fanno sentire anche in montagna con un profondo cambiamento del paesaggio con i pascoli che sono sempre più secchi e le pozze per abbeverare gli animali asciutte a causa della mancanza di pioggia”, ha affermato Coldiretti che parla di un impatto devastante della siccità e delle alte temperature con danni all’agricoltura che superano i 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione nazionale. La mancanza di acqua, conclude Coldiretti, “manda in crisi un sistema fondamentale per l’agricoltura e l’allevamento in montagna mettendo a rischio produzioni tipiche, dai formaggi ai salumi”. E dopo un’estate rovente quasi completamente priva di precipitazioni, secondo le previsioni, arriverà un autunno caratterizzato da eventi atmosferici di eccezionale intensità.

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