Cinema

Il regista iraniano dissidente Jafar Panahi dovrà scontare sei anni per una sentenza del 2011

La condanna era stata inflitta con l’accusa di produzione di propaganda antigovernativa ma, nonostante negli ultimi anni gli sia stato vietato viaggiare, la sentenza non è mai stata applicata e il regista ha continuato a realizzare film che hanno vinto a Berlino e Venezia

di F. Q.

Il regista iraniano dissidente Jafar Panahi, arrestato l’11 luglio a Teheran, dovrà scontare una condanna a 6 anni di detenzione che risale al 2011 e che non era mai stata applicata. Lo ha riferito un portavoce della magistratura iraniana, Masoud Setayeshi. La condanna del 2011 era stata imposta a Panahi con l’accusa di produzione di propaganda antigovernativa ma, nonostante negli ultimi anni gli sia stato vietato viaggiare, la sentenza non è mai stata applicata e il regista ha continuato a realizzare film, che sono stati anche diffusi all’estero con grande successo. Panahi ha vinto l’Orso d’oro a Berlino con Taxi e il Leone d’oro a Venezia per Il Cerchio.

Panahi era stato arrestato quando era andato in procura a Teheran per verificare la situazione dei suoi due colleghi arrestati la settimana precedente, cioè Mohamad Rasoulof e Mostafa al-Ahmad. Questi ultimi due sono stati accusati di aver minato la sicurezza della nazione esprimendo opposizione sui social netowork alla violenta repressione attuata dal governo per rispondere ai disordini nel sudovest del Paese. A seguito del crollo del complesso Metropol ad Abadan lo scorso 23 maggio, in cui morirono almeno 41 persone, sono scoppiate proteste per accuse di negligenza al governo e contro la corruzione profondamente radicata. La polizia aveva reagito bastonando i manifestanti e sparando gas lacrimogeni, secondo filmati ampiamente diffusi online.

La detenzione di Panahi nella prigione iraniana di Evin ha suscitato critiche diffuse da parte di gruppi per i diritti umani, accendendo i fari su un’ondata di repressione che ha colpito non solo la celebre industria cinematografica del Paese, ma anche attivisti e manifestanti. Il governo ha intensificato la repressione del dissenso, mentre si adopera nel tentativo di impedire il crollo della valuta iraniana, il rial. I colloqui per rilanciare l’accordo sul nucleare di Teheran con le potenze mondiali rimangono in stallo e la disperazione per la crisi economica si sta aggravando senza che un allentamento delle sanzioni sia in vista.

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