“Silenzio”. E’ quello che chiedono a gran voce Salvatore Borsellino e il movimento Agende Rosse, alla vigilia del trentesimo anniversario della strage di via D’Amelio, dove hanno perso la vita il giudice Paolo Borsellino e i 5 agenti della scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.


“Ora chiediamo noi il silenzio. Silenzio alle passerelle. Silenzio alla politica”, scrive in un comunicato il fratello del magistrato a nome anche del movimento che da anni chiede verità su una delle pagine della storia italiana ancora senza giustizia. “Avremmo voluto celebrare il trentesimo anniversario della strage di via d’Amelio con una vittoria sulla mafia e quindi con la scoperta della verità per dare giustizia ai familiari e alle vittime” ma “purtroppo sarà anche quest’anno solo un appuntamento rimandato”. Nessuna chiarezza sui depistaggi, tanti processi e ancora “mancano tutti in nomi di coloro che hanno voluto le stragi del ’92-‘93″. “Abbiamo chiaro che mani diverse – scrivono – hanno concorso con quelle di Cosa Nostra per commettere questi crimini ma chi conosce queste relazioni occulte resta vincolato al ricatto del silenzio”.

Da qui la decisione di intitolare la giornata del trentennale “Il Suono del Silenzio”. In via D’Amelio ci sarà così solamente una pedana dalla quale il silenzio verrà rotto solo dalle note delle sei suites per violoncello solo di Johann Sebastian Bach, suonate dal violinista Luca Franzetti, “in particolare la numero 2, ispirata alla rabbia e la numero 3, ispirata all’amore“, fanno sapere gli organizzatori.

“Invece di fare tesoro di ciò che in questi trent’anni è successo, ci accorgiamo che la lotta alla mafia non fa più parte di nessun programma politico”, scrivono Salvatore Borsellino e il movimento Agende Rosse: “Anzi, alcuni recenti provvedimenti legislativi, come la cosiddetta riforma che introduce il principio dell’improcedibilità per numerosi tipi di reati e la cosiddetta riforma dell’ergastolo ostativo in discussione presso il Senato, fanno carta straccia degli insegnamenti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino“. “Adesso basta con queste disonestà“, concludono: “I cittadini si aspettano dalle istituzioni azioni concrete, dissociazioni dalla mafia e soprattutto trasparenza per riavere la loro fiducia”.

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