Il 14 settembre del 2016 Abd Elsalam, operaio egiziano e padre di cinque figli, veniva travolto e ucciso da un tir durante un picchetto davanti alla sede della Gls dove lavorava a Piacenza. Era il giorno del suo 53esimo compleanno e, da delegato sindacale dell’Usb, è morto mentre stava scioperando per il mancato rispetto degli accordi per le assunzioni a tempo determinato di 13 colleghi precari. Il giorno successivo ci furono proteste in diverse città d’Italia e a Bologna avvennero alcuni scontri davanti alla stazione ferroviaria, tra i manifestanti – circa 150 – arrivati in corteo e le forze dell’ordine schierate davanti l’ingresso della stazione. E proprio per quella manifestazione nella città emiliana tre persone sono state condannate in primo grado a 4 mesi dal Tribunale di Bologna. Gli imputati erano sette, accusati a vario titolo di resistenza aggravata, manifestazione non autorizzata e blocco stradale.

I condannati sono due dirigenti dell’Unione Sindacale di Base e la portavoce nazionale di Potere al Popolo, Marta Collot. In occasione della sentenza anche Potere al Popolo ha partecipato al presidio organizzato dall’Usb davanti al Tribunale di Bologna. “Il giorno dopo l’uccisione di Abd Elsalam – ha detto Collot – c’è stata una manifestazione di rabbia sacrosanta. Nonostante tutte le testimonianze è stato assolto chi ha investito Abd Elsalam, e viene condannato chi ha protestato. Se pensano di spaventarci si sbagliano di grosso, continueremo a lottare e organizzarci, anche per Abd Elsalam che ha pagato con la vita ma che ci ha insegnato a non arretrare di fronte all’arroganza dei padroni”, ha concluso la portavoce di Potere al Popolo. Due anni fa, infatti, il Tribunale di Piacenza ha assolto, per insufficienza di prove, l’autista del tir che ha travolto l’operaio egiziano. Era accusato di omicidio stradale.

“Quello di Bologna è uno dei processi contro le manifestazioni seguite all’omicidio, a Piacenza come a Roma e in altre città. Un processo contro militanti sindacali e sociali – scrive l’Usb di Bologna – in cui l’assoluzione della maggior parte degli imputati e la riduzione della pena per i condannati dimostra da una parte l’infondatezza dei tanti e gravi reati contestati ma, dall’altra, evidenzia la volontà di non riconoscere fino in fondo, come si dovrebbe, il diritto sacrosanto alla resistenza contro la barbarie padronale e le provocazioni messe in atto contro il corteo che in quel giorno attraversò il centro di Bologna”. “Anche alla luce della sentenza di oggi – continua la nota – siamo sempre più determinati nel costruire una grande mobilitazione sindacale e sociale con sciopero generale che rispedisca al mittente il pesante clima di repressione che colpisce chi lotta, per una mobilitazione per l’aumento dei salari, contro il carovita e la precarietà, contro il governo Draghi e le sue politiche da economia di guerra”.

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