L’assalto più sanguinoso fu nel teatro Bataclan dove era in corso un concerto rock del gruppo californiano Eagles of Death Metal e in cui rimasero uccise 90 persone. Tra le vittime la giovane ricercatrice universitaria italiana Valeria Solesin. Mercoledì 29 giugno il franco-marocchino Salah Abdeslam, unico superstite dei commando jihadisti che uccisero 130 persone e ne ferirono altre 350 nelle stragi di Parigi del 13 novembre 2015, è stato condannato alla pena più grave nel maxi processo: ergastolo senza possibilità di riduzioni né di sconti di pena. In gergo questa condanna, la più grave in Francia finora riservata soltanto a 4 imputati nella storia, viene definita “pena di morte sociale”. Nel corso del processo aveva affermato di aver “commesso errori” ma di non aver “ucciso nessuno”.

Gli attentati del 2015 interessarono più punti della capitale francese. Esplosioni ad opera di kamikaze si registrarono inoltre presso lo stade de France dove stava per svolgersi la partita di calcio tra le nazionali di Francia e Germania e varie sparatorie ebbero luogo in diversi punti della città. Al processo cominciato il 6 settembre scorso nell’aula bunker appositamente costruita per ospitare fino a 3.000 persone, in oltre 140 giornate di udienza sono comparsi 14 imputati sui 20 previsti. Gli altri 6 sono stati giudicati in contumacia, 5 dei quali (dirigenti dell’Isis) sono quasi certamente già morti nella regione fra Iraq e Siria. Il presidente del tribunale ha affermato che 19 su 20 imputati sono stati riconosciuti colpevoli di tutti i capi d’imputazione tra cui quello di omicidi volontari.

La pronuncia arriva dopo 10 mesi di dibattimenti. Il processo è stato integralmente filmato e si è basato su un volume di dossier senza precedenti: 542 tomi, 47.000 verbali, una torre di pratiche cartacee di 53 metri di altezza, il tutto frutto di 4 anni e mezzo di istruttoria. Presidente della Corte d’assise è stato il giudice Jean-Louis Peries, che ha avuto a che vedere, oltre che con gli imputati, anche con 330 avvocati della difesa, davanti ai giornalisti di 141 media accreditati. La sala Grand Procès, allestita ad hoc dopo lavori durati un anno e mezzo nel Palais de Justice che sorge nel cuore di Parigi, l’Ile-de-la-Cité, è costata 7,5 milioni di euro. Servirà l’anno prossimo anche al processo per la strage di Nizza del 14 luglio 2016.

Fra i 19 condannati c’è anche Mohamed Abrini, “l’uomo col cappello” degli attentati di Bruxelles, che avrebbe anche lui dovuto far parte dei commando di Parigi: gli sono stati inflitti 22 anni di massima sicurezza.

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