Il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, firmerà lo stato d’emergenza nelle prossime ore a causa della siccità che ha colpito anche la sua regione. La stessa misura viene ormai considerata come necessaria da più fronti: “Siamo a spingere il governo per proclamare lo stato di emergenza per la siccità il prima possibile”. Sono le parole del leader del Partito democratico, Enrico Letta, intervenendo all’assemblea generale di Elettricità futura: “Ero nella zona del Po e ho potuto toccare con mano il tema della siccità”, ha aggiunto sottolineando in un post su Twitter che “la situazione è insostenibile, i danni sempre maggiori. Il nostro ecosistema va tutelato a partire da un piano straordinario per nuovi invasi”. La richiesta al governo della proclamazione dello stato di emergenza con il supporto a livello nazionale della Protezione Civile, è emersa in Conferenza delle Regioni, secondo quanto si apprende dagli stessi governatori, che martedì incontrano i rappresentanti del governo nella Stato-Regioni e mercoledì vedranno il capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio. I leader regionale chiederanno di favorire, inoltre, intese a livello territoriale con i produttori di energia idroelettrica in modo tale da abbassare la percentuale di produzione in favore dell’utilizzo umano e agricolo dell’acqua. Ma finché non ci sarà lo stato di emergenza nazionale – viene sottolineato – nessuna norma può obbligare a nuove disposizioni in questo senso”. Lo stesso appello arriva, fra agli altri, anche da Confagricoltura. Per il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Sulla situazione idrica “sono abbastanza preoccupato”, ha detto, “speriamo che almeno questo problema migliori presto”. Sull’acqua “abbiamo decisamente un problema – ha aggiunto Cingolani – Il flusso d’acqua per l’idroelettrico è cruciale, anche per il raffreddamento delle centrali. Speriamo che sia una cosa contingente. Stiamo valutando tutte le azioni da fare. Non è solo un problema energetico, è anche agricolo”.

Emilia-Romagna verso lo stato d’emergenza – Intanto anche l’Emilia-Romagna corre ai ripari, come annunciato dall’assessore all’ambiente Irene Priolo: “Il presidente Bonaccini questa sera firmerà lo stato di emergenza regionale“, ha detto durante la conferenza stampa organizzata a seguito della cabina di regia organizzata per fronteggiare l’emergenza siccità nella Regione. “È un passo molto importante – ha dichiarato – perché porterà all’istituzionalizzazione della cabina di regia, con tutti i rappresentanti del settore, fondamentale in questa fase di emergenza, e alla possibilità di richiedere in un secondo momento lo stato di emergenza nazionale per coordinare al meglio tutte le altre azioni”. La scelta è stata presa anche in virtù del meteo, secondo cui nei prossimi giorni “ci saranno poche precipitazioni in Emilia Romagna. Ce ne saranno in misura maggiore nel resto del Nord Italia. Questa situazione rende necessario mettere in campo i provvedimenti pensati il prima possibile. Speriamo che venga istituito anche uno stato di emergenza nazionale per avere una cabina di regia coordinata e sovraregionale”, ha proseguito Priolo. Stiamo monitorando – ha sottolineato – la situazione del cuneo salino nella zona del Delta del Po, ma per ora dovremmo essere in grado di diminuire il suo abbassamento grazie ai provvedimenti che adotteremo”.

Monitoraggio dei bacini idrografici – A richiedere all’esecutivo lo stato di calamità e una cabina di regia con a capo la Protezione civile per monitorare i bacini idrografici è anche il presidente dell’Associazione nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (Anbi), Francesco Vincenzi, intervenuto nel corso di una iniziativa promossa dalla Coldiretti di Basilicata. “Se tutto questo non viene fatto – ha aggiunto – si creano conflitti sulla risorsa, sugli usi, tra i territori”. Per il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, “accanto a misure immediate per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione”, appare necessario “avviare un grande piano nazionale per gli invasi“. Ricordando come ogni anno in Italia “si perde l’89% dell’acqua piovana“, Prandini rilancia così la necessità di una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando serve ai cittadini, all’industria e all’ agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.

Centinaio: “Terreni rischiano di diventare inutilizzabili” – La crisi idrica, infatti, coinvolge in maniera drammatica il comparto agricolo italiano. In merito alle prossime mosse del governo il sottosegretario al ministero delle politiche agricole, Gianmarco Centinaio, ha sottolineato come “a fronte di una situazione grave e drammatica per quanto riguarda l’agricoltura, si sta pensando a un decreto, con varie ipotesi sul tavolo, per aiutare i settori e le Regioni che sono maggiormente in difficoltà”. Intervenuto alla trasmissione “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano Campus, Centinao ha fatto presente come “dopo 70 anni anche la Pianura Padana rientra in questi territori in difficoltà, anche perché non ha nevicato quest’anno con i grandi fiumi come il Po che non hanno portata, in questo momento quei terreni rischiano di diventare inutilizzabili – ha concluso – perché, avanzando il mare, viene ad impattare anche sull’acqua dolce”. Il sottosegretario esprime preoccupazione e pronostica “perdite di produzioni importanti rispetto allo scorso anno”: “La zona Vercelli, Novara, Pavia, rischia di perdere più del 30% di produzione di riso, la speranza è che possa piovere nelle zone pedemontane e montane in modo da poter avere l’acqua nei fiumi in questo momento”.

Articolo Precedente

Siccità, Po in secca. Enel spegne una centrale idroelettrica nel Piacentino: “E in Lombardia è finita l’acqua per l’uso agricolo”

next
Articolo Successivo

Appennino Bike tour, parte la quinta edizione del “Giro d’Italia” di Legambiente per promuovere il cicloturismo nelle aree interne

next