Dopo Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna, anche la Toscana lancia segnali di allarme per la siccità: l’ultima pioggia “importante” risale allo scorso febbraio, ormai sei mesi fa, e negli scorsi giorni l’Autorità idrica toscana (Ait) ha diffuso un’ordinanza per garantire la “tutela delle risorse idropotabili” nel corso dell’estate 2022. Stando ai dati del Servizio Idrogeologico della regione e dell’Anbi Nazionale, le precipitazioni sono state dal 50% al 70% in meno rispetto alla media storica (in numeri, si parla di 29 millimetri di pioggia invece di 71 millimetri). In effetti l’ultimo rapporto Ipcc – gruppo intergovernativo per il cambiamento climatico dell’Onu – pubblicato lo scorso febbraio, segnalava l’area mediterranea come una di quelle con i “dati sul riscaldamento maggiormente preoccupanti”.

I rischi per l’agricoltura e le ordinanze dei Comuni – Soprattutto nelle campagne, il problema della siccità mette a rischio sia la produzione di cereali come mais, grano, girasole, sia di frutta, olivi e ortaggi di varia natura. In Toscana non si vedevano fiumi, falde, bacini così asciutti dal 2017: un esempio su tutti, l’Arno ha dimezzato i propri flussi rispetto alla media mensile, il che equivale a 50mila litri al secondo in meno di flussi d’acqua. L’allarme lanciato dall’Ait riguarda tutti i comuni, ma se inizialmente le aree ritenute a maggior rischio interessavano principalmente Pistoia e Empoli, adesso l’allerta siccità si è diffusa in tutta la regione, come si apprende dal bollettino dell’Osservatorio Siccità, redatto dall’Istituto per la BioEconomia (IBE) del CNR toscano in collaborazione con il Consorzio LaMMA. Il comune di Pistoia è stato uno dei primi a vietare fino al 30 settembre “l’uso improprio di acqua potabile” – ovvero l’uso che non sia per “fini domestici”: non si potrà usare acqua potabile per innaffiare prati e giardini, riempire vasche da giardino o piscine private, né per fontane e strutture simili, per lavare piazzali e cortili, o per pulire la propria auto in casa. Il mancato rispetto dell’ordinanza potrà comportare una multa fino a 500 euro. A sua volta il sindaco di Scandicci – nel fiorentino – Sandro Fallani, attenendosi all’avviso diffuso da Ait, ha emanato un’ordinanza in vigore fino al 30 settembre in cui proibisce l’utilizzo di acqua potabile per innaffiare giardini, lavare cortili e piazzali, e tutte le altre misure adottate a Pistoia. Nell’ultimo mese, anche Prato non ha visto precipitazioni: nonostante l’area cittadina possa contare sul lago artificiale di Bilancino – oltre 66 milioni di metri cubi d’acqua – nelle zone collinari si sono già registrati problemi, con alcune località che nei giorni scorsi sono rimaste senz’acqua per 24 ore (è il caso di Luicciana). Anche Coldiretti Toscana denuncia che la mancanza di acqua necessaria per le coltivazioni sottoposte a “stress idrico”, vista la scarsità di precipitazioni dell’anno corrente: il sistema di irrigazione diffuso nella regione, stimano da Coldiretti, in Toscana copre appena il 9% dei campi coltivati e, aggiungono, le situazioni con “valori di siccità severa” si registrano, oltre che per l’Arno, soprattutto per i bacini del fiume Magra (Massa-Carrara) e del Serchio (Lucca), ma anche per i fiumi Cecina, Cornia, Bruna, Pecora e parte dell’Ombrone.

Il monitoraggio della Regione – “Da giorni stiamo monitorando il quadro della risorsa idrica sia nei fiumi, laghi, invasi e nelle falde” ha dichiarato al fattoquotidiano.it Monia Monni, assessora all’ambiente, economia circolare, difesa del suolo, protezione civile e lavori pubblici della Regione Toscana. “Dopo che l’Autorità idrica Toscana ha chiesto a tutti i comuni di emettere ordinanze per ridurre l’utilizzo dell’acqua, abbiamo programmato incontri per i prossimi giorni con lo scopo di verificare l’avanzamento della criticità idrica, coinvolgendo tutti i comuni toscani e tutti i settori interessati. Sicuramente, se non pioverà, sarà un’estate molto critica sul piano della risorsa e pertanto già da oggi è bene attivare tutte le misure necessarie a limitare l’utilizzo dell’acqua”.

Le inefficienze della rete di distribuzione – Il Pnrr riserva 3,5 miliardi di euro per l’ammodernamento del servizio idrico perché, al problema della siccità, in tutta la penisola si aggiunge quello dell’inefficienza delle infrastrutture idriche. Dal rapporto Istat pubblicato lo scorso marzo sui “dati dell’acqua” degli ultimi 3 anni, si apprende che va perduto più di un terzo dell’acqua immessa nella rete di distribuzione: nel 2020, sono andati persi 41 metri cubi al giorno di acqua per ogni km di rete di distribuzione dei capoluoghi di provincia e delle città metropolitane, ovvero il 36% dell’acqua immessa in rete. Dati che, per l’Istat, confermano la necessità di rafforzare le politiche per una gestione sostenibile dell’acqua, rendendo la rete di distribuzione più efficiente soprattutto nei territori che si mostrano “più vulnerabili” a situazioni di criticità idrica.

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