Nelle elezioni storiche celebrate ieri in Colombia vince la sinistra ma il suo rappresentante, Gustavo Petro, non riesce a chiudere la partita al primo turno. Per lui, nonostante la vittoria, si configura il peggior scenario possibile e ora il cammino alla presidenza è tutto in salita.

Petro infatti (come da pronostico) vince questa tornata elettorale ma non riesce a diventare presidente non avendo raggiunto più del 50% delle preferenze. Si ferma al 40,3% dei voti con circa 8,5 milioni di preferenze. Con lui al ballottaggio la grande sorpresa Rodolfo Hernández, imprenditore di 77 anni, ex sindaco di Bucaramanga e visto fino a poco tempo fa come un outsider: conquista un 28% che corrisponde a quasi 6 milioni di voti. Il grande perdente di queste elezioni è il candidato della “continuità uribista”, Federico (Fico) Gutierrez (ex sindaco di Medellin) che si attesta al 24% con circa 5 milioni di voti. Per molti colombiani infatti votare Fico avrebbe voluto dire approvare l’operato e le politiche del presidente “uribista” Iván Duque, fortemente contestato da una buona parte della popolazione colombiana sia nel 2019 che nel 2021. Quarto, con meno di 1 milione di voti, il professore Sergio Fajardo. Un centrista molto stimato ma non visceralmente amato, che non era mai stato veramente dentro i “papabili” per la presidenza. Praticamente non pervenuti gli altri 3 candidati, senza considerare poi che Ingrid Betancourt si era ritirata già la settimana scorsa per appoggiare Rodolfo Hernández.

Ora i punti da considerare per fare un pronostico su ciò che può accadere il 19 giugno sono molti. Il duo dell’alleanza di sinistra “Pacto Histórico”, Gustavo Petro e Francia Márquez, nonostante la vittoria, si trova di fronte il peggior scenario possibile. Sì, perché se da un lato la vittoria di Petro in questa prima tornata elettorale era data come sicura, il grande dubbio riguardava il suo avversario per il ballottaggio. Fino a poche settimane dal voto la tendenza era chiara: si prospettava uno scenario polarizzato nel quale la sinistra (Petro), che prometteva un grande cambio nel Paese, avrebbe affrontato nella seconda tornata elettorale la destra (Fico), che invece prometteva continuità. In mancanza di una vittoria con più del 50% dei voti il 29 maggio, questo scenario Petro-Fico dava alla sinistra la possibilità di convincere gli elettori degli altri candidati (esclusi dal ballottaggio) ad unire le forze per il cambiamento: “Cambio per la Vita” è lo slogan di Petro e Márquez.

Rodolfo Hernández però ha sparigliato le carte e con una campagna centrata sulla propaganda antisistema e sulla lotta alla corruzione dell’establishment politico ha cominciato a risalire nei sondaggi, arrivando domenica 22 maggio ad avvicinarsi pericolosamente ai numeri di Fico. Infatti già domenica 22, ultimo giorno della campagna politica e ultimo giorno di sondaggi pubblici, si poteva notare come Hernández avesse avuto un esponenziale aumento dei consensi che lo aveva fatto crescere dal 15 maggio in poi di più di un punto percentuale al giorno. La tendenza è continuata nella settimana tra il 22 e il 29 maggio e così Rodolfo Hernández è arrivato ad un 28% delle preferenze (quasi un milione di voti più di Fico). Il problema è che anche Hernández, candidato della “Lega dei Governati anticorruzione”, promette il cambiamento per la Colombia, una narrativa che in alcuni elementi si sovrappone a quella di Petro.

Parlando di tendenza ecco però un primo punto a sfavore del candidato di sinistra. Le proiezioni di voto davano Petro al 40% da settimane, e questo vuol dire che negli ultimi giorni l’alleanza del “Pacto Histórico” non è riuscita a mobilizzare altri elettori. Sembra dunque che 8,5 milioni di voti possa essere già quasi il tetto massimo delle preferenze possibili per Gustavo Petro e Francia Márquez. Dall’altro lato invece Fico, una volta confermati i dati delle urne, ha dichiarato in conferenza stampa che avrebbe appoggiato Hernández nella seconda tornata elettorale, per non far cadere il Paese in mano alla sinistra, paventando lo spauracchio dello scenario venezuelano e la rovina economica della Colombia. Ecco dunque che Rodolfo Hernández acquisisce già teoricamente i 5 milioni di voti di Fico, che gli danno un vantaggio di partenza di ben 2,5 milioni di voti su Petro per l’appuntamento finale del 19 giugno (8, 5 milioni per Petro contro quasi 11 milioni per Hernández). E’ pur vero che non tutte le persone che hanno votato Fico ascolteranno le sue parole, votando per colui che viene indicato come “il Trump colombiano”, ma di una cosa possiamo stare certi: di sicuro non voteranno Petro, piuttosto astensione o scheda bianca.

E proprio sul dato dell’astensione dovrà giocare la partita Gustavo Petro per cercare di diventare il primo presidente di sinistra della storia della Colombia. Il tasso di astensione infatti è stato altissimo, il 46% della popolazione non ha votato (cosa comunque comune in queste latitudini). Questo vuole dire che, dei 39 milioni degli aventi diritto, ben 18 milioni non hanno partecipato a questo esercizio democratico. Ed è lì, secondo me, che dovrà centrare la campagna delle prossime tre settimane la sinistra del “Pacto Histórico” per provare a sconfiggere Rodolfo Hernández, colui che da oggi a tutti gli effetti è il nuovo grande favorito come prossimo presidente della Colombia. C’è molta aspettativa su quello che potrà succedere in questo Paese sudamericano, caposaldo delle politiche Usa nella regione e da anni nemico politico dichiarato dei paesi latinoamericani dove ha trionfato il socialismo del XXI secolo, Venezuela in testa.

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