“Se ci venisse richiesto di contribuire con altri armi, l’Italia farà il suo dovere, la necessità è continuare a dare certezza all’Ucraina di poter contare sull’aiuto militare anche dell’Italia”. Il sottosegretario alla Difesa e deputato di Forza Italia Giorgio Mulè, intervenuto all’Innovation Cybersecurity Summit, traccia il perimetro entro il quale il governo Draghi può muoversi per l’eventuale invio di artiglieria pesante all’Ucraina. “Il decreto di cui si sta già parlando è stato già pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed è un decreto interministeriale, in cui sono elencate le armi in un allegato che è secretato, ma disponibile ai componenti del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ndr)”, spiega ancora il sottosegretario.

L’ambito e la cornice è “la risoluzione già votata in Parlamento da tutti ad eccezione di Sinistra Italiana, quindi anche dal Movimento 5 stelle – sottolinea Mulè – che consente in base all’articolo 51 della carta Onu sulla legittima difesa, l’invio di armi fino al 31 dicembre del 2022. Non sarà dunque necessario un nuovo passaggio parlamentare. Ciò che è previsto nel decreto è un’informativa del governo al Parlamento a cadenza trimestrale”. “Il decreto – spiega ancora il sottosegretario alla Difesa – prevede già la fornitura di equipaggiamenti e mezzi militari senza specificare pesanti o leggeri. Le armi sono armi”.

Proprio su questo punto Mulè critica la posizione assunta dal leader M5s Giuseppe Conte. “Sul tipo delle armi trovo stucchevole la differenza che si fa tra armi difensive ed offensive. Se non siamo al ridicolo poco ci manca. Con la differenza tra armi offensive o difensive siamo quasi alle offese, alla semantica. Quel che a me interessa – rimarca il numero due di Lorenzo Guerini al ministero della Difesa – è che c’è un atto votato dal Parlamento italiano, votato anche dal M5s, che autorizza l’invio di armi punto”. Mulè poi evita di rispondere se questo ulteriore impegno dell’Italia ci configuri con lo status di cobelligeranti nei confronti della Russia, ma ci tiene a chiarire che l’artiglieria pesante nella disponibilità dell’esercito italiano non è così eccedente rispetto alle necessità. “Non vantiamo un arsenale in grado di poter esser esportato, quindi è molto difficile che si abbia la capacità di privarci di quei mezzi”.

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