Il Cremlino inizia una nuova escalation, stavolta non sul campo di battaglia ma sul fronte energetico. Da mercoledì mattina la Russia chiuderà i rubinetti delle condutture che portano il suo gas e Polonia e Bulgaria. Gazprom ha informato le aziende energetiche dei due Paesi che le consegne saranno sospese. Dopo la prima comunicazione, arrivata alla società del gas polacca Pgning, i prezzi del gas sono schizzati fino a 107 euro al megawattora, in aumento del 17% rispetto a ieri, per poi ripiegare a 99, a tutto vantaggio di Mosca. La cui compagnia nazionale si è limitata a far sapere che Varsavia e Sofia devono pagare le forniture di idrocarburi rispettando la nuova complessa procedura descritta nel decreto firmato a fine marzo da Vladimir Putin, che impone ai “Paesi ostili” di saldare in rubli. Pgning dal canto suo ritiene che questo passo costituisca una violazione del contratto e anticipa che chiederà il risarcimento dei danni. La ministra del Clima e dell’ambiente polacca Anna Moskwa ha reagito con un tweet di rassicurazione ai cittadini: “Abbiamo le riserve e le fonti di approvvigionamento necessarie per proteggere la nostra sicurezza: da anni siamo effettivamente indipendenti dalla Russia”.

Resta da vedere se si tratta di un messaggio trasversale alle grandi capitali oppure Mosca – per cui la Ue è comunque il maggiore acquirente di gas – intende alzare ulteriormente la tensione coinvolgendo via via altri Paesi europei, con un evidente rischio boomerang sull’afflusso di valuta estera da convertire poi in quella nazionale per sostenerne il corso. E resta da capire come reagiranno le altre cancellerie europee e Bruxelles. Solo tre giorni fa la Commissione europea aveva informato le aziende del Vecchio continente che possono continuare a effettuare i pagamenti in euro o in dollari perché la parte finale dell’iter, quella che prevede la conversione nella valuta di Mosca, “è interamente nelle mani delle autorità russe”.

Le capitali si stanno preparando per ogni evenienza, nei limiti del possibile vista la fortissima dipendenza di Paesi come Germania e Italia dal gas russo. Il ministro tedesco dell’Economia e del Clima della Germania Robert Habeck, che si trova in visita ufficiale proprio a Varsavia, ha fatto sapere che il suo Paese è “molto vicino all’indipendenza dal petrolio russo”. E forse è questo il motivo per cui il sesto pacchetto di sanzioni europee a Mosca, che dovrebbe comprendere proprio l’embargo sul petrolio, sembra destinato a slittare alla prossima settimana. Il vicecancelliere ha ipotizzato che possa bastare poco per trovare un’alternativa all’ultima raffineria tedesca che si rifornisce di petrolio russo, quella di Schwedt an der Oder: “Spero solo pochi giorni”, ha detto Habeck dopo un incontro con la collega polacca Anna Moskwa. Nelle scorse settimane il numero due del governo Scholz aveva sostenuto che la Germania sarebbe stata autonoma dal petrolio di Mosca entro la fine dell’anno. Proprio la collaborazione con la Polonia sarà cruciale per raggiungere la definitiva indipendenza dal petrolio russo. Habeck ha spiegato che nelle otto settimane dall’inizio della guerra la quota del petrolio russo è scesa dal 35% al 12% dell’import complessivo tedesco.

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