“Un Papa non nomina mai un capo di Stato, tanto meno un paese, che è superiore al suo capo di Stato”. Risponde così Papa Francesco, in un’intervista al quotidiano argentino La Nación, a chi lo critica, anche dentro il mondo cattolico, per non aver mai nominato il presidente russo Vladimir Putin dall’inizio della guerra in Ucraina. Sull’ipotesi di un viaggio a Kiev, sulla quale si era già espresso negativamente nella conferenza stampa del viaggio di ritorno da Malta, Bergoglio ha spiegato: “Non posso fare nulla che metta a rischio obiettivi più elevati, che siano la fine della guerra, una tregua o, almeno, un corridoio umanitario. A cosa servirebbe per il Papa andare a Kiev se la guerra continuasse il giorno successivo?”. Sull’offerta della Santa Sede di una mediazione per la fine del conflitto, Francesco ha chiarito che “ci sono sempre procedure. Il Vaticano non riposa mai. Non posso dirvi i dettagli perché cesserebbero di essere sforzi diplomatici. Ma i tentativi non si fermeranno mai”. Aggiungendo che “due cardinali hanno confessato di sperare che i primi giorni di maggio mettano fine a gran parte della guerra in Ucraina, se non alla guerra stessa. Sono le informazioni che gestiscono, anche se nessuno è sicuro che alla fine accadrà”.

Ricordando la visita a sorpresa all’ambasciata russa presso la Santa Sede, Francesco ha affermato: “Sono andato da solo. Non volevo che nessuno mi accompagnasse. Era una mia responsabilità personale. È stata una decisione che ho preso in una notte da sveglio pensando all’Ucraina. È chiaro a coloro che lo vogliono vedere bene che stavo segnalando al governo che può porre fine alla guerra in un momento successivo. Ad essere onesto, vorrei fare qualcosa in modo che non ci sia più un morto in Ucraina. Non uno di più. E sono disposto a fare tutto”. E ha aggiunto: “Tutta la guerra è anacronistica in questo mondo e in questa fase della civiltà. Ecco perché ho anche baciato pubblicamente la bandiera ucraina. È stato un gesto di solidarietà con i loro defunti, con le loro famiglie e con coloro che soffrono l’emigrazione”.

Altro tema importante affrontato nell’intervista al quotidiano di Buenos Aires è il rapporto con il Patriarca ortodosso di Mosca Kirill che ha più volte, anche recentemente, benedetto la guerra di Putin. Tutto ciò mentre si lavorava a un nuovo incontro con Francesco dopo quello del 2016 a L’Avana. Il Papa ha definito “molto buoni” i rapporti con Kirill e ha aggiunto: “Mi rammarico che il Vaticano abbia dovuto tenere in sospeso un secondo incontro con il Patriarca Kirill, che avevamo programmato per giugno a Gerusalemme. Ma la nostra diplomazia ha capito che un incontro di noi due in questo momento potrebbe creare molta confusione. Ho sempre promosso il dialogo interreligioso. Quando ero arcivescovo di Buenos Aires ho riunito cristiani, ebrei e musulmani in un dialogo fruttuoso. È stata una delle iniziative di cui sono più orgoglioso. È la stessa politica che promuovo in Vaticano. Come mi hai sentito molte volte, per me l’accordo è superiore al conflitto”.

Francesco ha chiarito anche le sue recenti affermazioni contenute in una lettera a un giornalista nella quale ha scritto che gli operatori dei media amano la “coprofilia”: “Non ho fatto quell’accusa. Quello che volevo fare era sottolineare le tentazioni a cui un giornalista può essere esposto. Allo stesso modo, segnalo le tentazioni a cui possono essere esposti sacerdoti, vescovi e persino papi! Parlo sempre di giornalismo come di una nobile professione e l’ho detto a questo giornalista. Se pensassi che tutti i giornalisti praticano la coprofilia, oggi non saresti seduto con me”. E ha aggiunto: “Ripeto, non ho mai fatto una tale accusa contro tutto il giornalismo. Ho appena indicato le tentazioni. In realtà, la prima volta che ho parlato della tentazione della coprofilia nel giornalismo è stato 20 anni fa a una cena. Mi sembra, comunque, che delle quattro tentazioni che segnalo per il giornalismo (disinformazione, calunnia, diffamazione e coprofilia) la più grave non sia la coprofilia, ma la disinformazione. Il giornalismo è una professione nobile quando svolge la sua missione di informare. La disinformazione è la faccia opposta dell’informazione”. E sul fatto che una lettera privata sia stata divulgata, ha spiegato: “Il giornalista mi ha chiesto se poteva renderlo pubblico e io ho risposto che era meglio che non si sapesse per non gettare cherosene sul fuoco. Non voglio dubbi. Stavo solo indicando le tentazioni a cui possono essere esposti alcuni giornalisti. Non è mai stato un atto d’accusa contro tutto il giornalismo”.

Twitter: @FrancescoGrana

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