Apprezzamento per l’accoglienza dei profughi che arrivano dall’Ucraina. L’ha espresso Papa Francesco al primo ministro ungherese Viktor Orbán ricevuto in Vaticano. Con il premier, Bergoglio ha voluto sottolineare la protezione che il Paese europeo sta offrendo a quanti fuggono dalla guerra in Ucraina. Dall’inizio del conflitto in Ungheria sono arrivati 625mila profughi di cui 17mila finora hanno chiesto protezione umanitaria. Altri 100mila hanno richiesto il permesso di soggiorno temporaneo mensile. Di questo si è parlato nel faccia a faccia tra Francesco e Orbán. Quaranta minuti di colloquio a porte chiuse, al termine dei quali il primo ministro ungherese ha detto: “Ho chiesto a Papa Francesco di sostenere i nostri sforzi per la pace”. E lo ha invitato in Ungheria, dopo la visita-lampo di settembre nella quale il pontefice tenne “a distanza” Orbán con un saluto istituzionale breve, senza colloqui faccia a faccia. Probabilmente sulla scorta di una politica migratoria verso la quale Bergoglio è sempre stato favorevole, mentre l’Ungheria ha spesso “alzato muri” nei confronti di chi arrivava ai confini in fuga dai conflitti.

Al primo ministro ungherese il Papa ha regalato una formella in bronzo raffigurante san Martino che protegge il povero donandogli una parte del proprio mantello, i volumi dei principali documenti papali, il messaggio per la Giornata mondiale della pace 2022, la dichiarazione sulla fratellanza umana firmata con il grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, e il libro sulla Statio Orbis del 27 marzo 2020 per la fine della pandemia. Il primo ministro ha ricambiato con due volumi di e su Bela Bartok, un compositore ungherese, una raccolta di cd di musica lirica e un testo del 1750 con la liturgia delle ore per la settimana santa in inglese e latino.

Un’udienza che segue l’appello per la pace che Francesco ha rivolto a Pasqua. “Nel dolore della guerra – ha affermato Bergoglio – non mancano anche segni incoraggianti, come le porte aperte di tante famiglie e comunità che in tutta Europa accolgono migranti e rifugiati. Questi numerosi atti di carità diventino una benedizione per le nostre società, talvolta degradate da tanto egoismo e individualismo, e contribuiscano a renderle accoglienti per tutti. Il conflitto in Europa ci renda più solleciti anche davanti ad altre situazioni di tensione, sofferenza e dolore, che interessano troppe regioni del mondo e non possiamo né vogliamo dimenticare”.

Oltre agli ungheresi, il Papa ha ringraziato anche i polacchi per l’accoglienza dei profughi ucraini. “Cristo – ha sottolineato Francesco – ci insegna che l’uomo non solo sperimenta la misericordia di Dio, ma è anche chiamato a mostrarla al suo prossimo. Vi sono particolarmente grato per la vostra misericordia verso tanti rifugiati dall’Ucraina, che hanno trovato in Polonia porte aperte e cuori generosi. Che Dio vi ricompensi per la vostra bontà”. L’invito del Papa è chiaro: “Si scelga la pace. Si smetta di mostrare i muscoli mentre la gente soffre. Per favore, per favore: non abituiamoci alla guerra, impegniamoci tutti a chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade! Pace! Chi ha la responsabilità delle Nazioni ascolti il grido di pace della gente. Ascolti quella inquietante domanda posta dagli scienziati quasi settant’anni fa: ‘Metteremo fine al genere umano, o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?’”.

Intanto, il Papa e la Santa Sede hanno aderito all’appello del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, e del capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk, per una tregua in occasione della celebrazione della Pasqua secondo il calendario giuliano il 24 aprile prossimo. “Nella consapevolezza che nulla è impossibile a Dio – spiegano gli organizzatori – invocano il Signore perché la popolazione intrappolata in zone di guerra sia evacuata e sia presto ristabilita la pace, e chiedono a chi ha la responsabilità delle Nazioni di ascoltare il grido di pace della gente”.

Twitter: @FrancescoGrana

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