Processo a porte chiuse e Palazzo Chigi e ministero della Difesa parti civili. A un anno dall’arresto è iniziato davanti alla Prima Corte di Assise di Roma il dibattimento per Walter Biot, fermato il 30 marzo 2021, con l’accusa di spionaggio per aver passato documenti segreti a un funzionario russo in cambio di cinquemila euro. Nei confronti del capitano di fregata, presente in aula, la procura di Roma, dopo l’inchiesta della pm Gianfederica Dito coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, contesta le accuse di spionaggio, rivelazione di segreto di Stato e corruzione.

“È pervenuta la richiesta da parte dell’Avvocatura dello Stato di procedere a porte chiuse per ragioni attinenti alla sicurezza nazionale dovendosi trattare di questioni relative al segreto di stato. Richiesta – ha spiegato il difensore di Biot, l’avvocato Roberto De Vita- che è stata opposta dalle altre parti civili e rispetto alla quale ho chiesto di bilanciare il diritto costituzionale alla pubblica udienza con quello della tutela delle notizie segrete in occasione degli specifici atti istruttori, come testimonianze e esame dei documenti”. Nel corso della prima udienza sono stati ammessi come parti civili nel procedimento la Presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Difesa rappresentate dall’Avvocatura dello Stato, il sindacato per la tutela dei diritti dei militari e la Federazione lavoratori militari. Il Tribunale ha poi disposto il rinvio al prossimo 15 giugno alla luce della fissazione dell’udienza in Cassazione, prevista per il 31 maggio, chiamata a pronunciarsi sul conflitto di giurisdizione sollevato dall’avvocato Roberto De Vita. Anche la procura militar ha chiesto il processo. Nella lista testi che verrà depositata dalla difesa del capitano di fregata compaiono, tra gli altri, come già nel procedimento davanti al tribunale militare, i nomi del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, la direttrice del Dis Elisabetta Belloni, il capo di Stato maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone.

Secondo l’accusa Biot, tutt’ora detenuto, “si procurava, a scopo di spionaggio politico notizie che, nell’interesse della sicurezza dello Stato, o comunque nell’interesse politico, interno o internazionale dello Stato, dovevano rimanere segrete”, per poi passarle al funzionario russo Dmitry Ostroukhov. Nella richiesta di rinvio a giudizio del 28 gennaio scorso, la procura di Roma aveva evidenziato come l’uomo avesse accesso, per il ruolo ricoperto, “a tutta la documentazione classificata e non, relativa alle missioni internazionali a cui partecipava l’Italia, agli schieramenti dei reparti e alle linee strategiche di condotta della Repubblica rispetto alle singole aree di intervento”. Avrebbe fotografato i documenti di nascosto, con uno smartphone dedicato, prima di consegnarne la scheda sd a Ostroukhov, in cambio del denaro. Il fermo era scattato quando il militare aveva incontrato il funzionario russo in un parcheggio, nel quartiere di Spinaceto, per consegnargli i materiali raccolti e ricevere in cambio la mazzetta di banconote. Biot era attenzionato da tempo. A suo carico alcuni video che lo riprendono mentre fotografa i documenti riservati ai quali aveva accesso grazie all’impiego presso lo Stato Maggiore di Difesa.

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