Governo sotto, maggioranza spaccata. Su due temi caldi come i finanziamenti all’ex Ilva di Taranto, ora partecipata da Invitalia, e il tetto all’uso del contante. L’esame notturno delle modifiche al decreto Milleproroghe nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali alla Camera, dove il provvedimento è in prima lettura, si è trasformato in una debacle per l’esecutivo, battuto per quattro volte. Contro il parere del governo sono passati tra l’altro due emendamenti che prevedono il dietrofront sull’utilizzo per la decarbonizzazione dei soldi per le bonifiche dell’acciaieria e riportano a 2mila euro fino al prossimo anno il tetto al contante, che dall’1 gennaio era sceso a mille.

La seconda modifica, passata per un solo voto, è stata approvata con un blitz di Lega e Forza Italia, che hanno votato con Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni, che è all’opposizione, già durante l’esame della legge di bilancio aveva fatto pressioni per modificare al rialzo la soglia ma il governo aveva fatto muro e in quel momento – prima del voto per il Colle – gli alleati di centrodestra avevano evitato di fare asse per garantire gli equilibri della maggioranza. Il via libera all’emendamento ribalta il quadro che prevedeva il ritorno al livello fissato nel 2011 dal decreto Salva Italia con l’obiettivo di rafforzare la lotta al nero e la strategia cashless. Il livello massimo di contante utilizzabile per le transazioni era stato elevato a partire dal 2016 dal governo Renzi, con il risultato secondo Bankitalia di favorire l’economia illegale. “Sulla questione dei contanti non c’è alcuna preoccupazione sulla stabilità del governo, che noi continuiamo a sostenere con grande convinzione”, ha fatto sapere il coordinatore e vice presidente di Fi, Antonio Tajani. “Sulla questione del contante noi come Fi ci siamo sempre battuti e non potevamo certamente cambiare la nostra posizione”. Esulta anche Matteo Salvini: “È una vittoria della Lega e del centrodestra: guardiamo a esempi europei come la Germania. A Berlino non hanno limiti e vantano un’evasione inferiore a quella italiana”.

Pd e M5s, che fin dall’inizio avevano criticato il dirottamento dei fondi Ilva, hanno invece rivendicato la prima modifica. Il primo firmatario Gianpaolo Cassese (M5s) ha spiegato: “Le risorse finalizzate alle opere di bonifica e ripristino del territorio di Taranto non si toccano. Si tratta di un risultato straordinario, per nulla scontato, e su cui siamo riusciti a convincere le altre forze politiche dell’importanza di non sottrarre queste ingenti risorse che i cittadini tarantini meritano per le bonifiche del proprio territorio”. L’ex premier, Giuseppe Conte, su Twitter rivendica: “Il Movimento 5 Stelle ha impedito che 575 milioni fossero sottratti alle bonifiche dell’ex Ilva di Taranto: dovranno essere investiti a tutela dell’ambiente e della salute, salvaguardando anche la possibilità di reimpiegare oltre mille lavoratori. Giù le mani dalle priorità dei cittadini”. Per Ubaldo Pagano, capogruppo in commissione Bilancio a Montecitorio, “non avremmo potuto accettare che le risorse destinate alle bonifiche delle aree contaminate dello stabilimento ex-Ilva di Taranto venissero dirottate su altri fini”, la decarbonizzazione “è un obiettivo imprescindibile” ma “non può essere perseguito a detrimento di altri doveri dello Stato, come il ripristino di un ambiente salubre dove l’acciaieria ha inquinato”.

Non è finita: il governo è stato battuto e la maggioranza si è spaccata anche su un emendamento che riguarda la sperimentazione sugli animali. “La proroga di oltre tre anni dell’entrata in vigore dei divieti di sperimentazione animale negli studi sugli xenotrapianti d’organo e le sostanze d’abuso rappresenta una vittoria per la ricerca biomedica italiana e per i nostri ricercatori”, scrive in una nota Angela Ianaro, deputata del M5S in Commissione Affari sociali. Sulle graduatorie per l’Istruzione il governo ha dato parere favorevole a una riformulazione che però è stata bocciata dalle commissioni. Si trattava dell’emendamento Aprea (FI), che secondo la deputata M5S ed ex ministra dell’istruzione Lucia Azzolina “non avrebbe permesso quest’anno l’aggiornamento delle graduatorie e il contemporaneo rinnovo delle graduatorie per le supplenze per tutti”. Il Movimento ha dunque votato contro e la Lega a favore. I lavori delle commissioni sono durati tutta la notte e sono stati turbolenti, secondo quanto viene raccontato, registrando scontri anche all’interno della maggioranza e più volte anche le relatrici (una della Lega e una del M5s) hanno dato pareri contrastanti sugli emendamenti.

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