Dargen D’Amico ha debuttato alla 72esima edizione del Festival di Sanremo con “Dove si balla”. Un brano agrodolce e malinconico del periodo che tutti noi siamo vivendo, smorzata dal testo della canzone che invita a “fottersene e ballare”.

Possiamo considerare la tua canzone un inno alle discoteche chiuse causa restrizioni Covid?
Il punto di partenza è stata la sensazione comune in molte delle persone che amano la musica da ballare di fronte all’immobilismo costante in questo settore e da lì è stato tutto amplificato dal periodo che andava peggiorando sul lato Covid. Ho messo insieme alcune considerazioni su questo tema. Questo è un inno alle discoteche? Perché no!

Ritieni che i provvedimenti su sale da ballo e discoteche siano state eccessive?

Credo che sia necessario concentrarsi sulle cause più che sulle conseguenze. Possiamo fare qualcosa per rendere il sistema diverso? Possiamo avvalerci di supporti scientifici come accade in altre parti del mondo? Oppure non siamo in grado di essere un Paese competitivo culturalmente? Chiariamo questa cosa siamo o non siamo in grado di fare, quello che fanno in tutti gli altri Paesi?

“Che brutta fine le mascherine” (…) “che brutta fine fermi al confine”. Due riferimenti chiari all’attualità anche sulla “nostra storia che va a farsi benedire”. Da dove nasce questa urgenza?

Nasce dalla nostra storia. Siamo abituati a guardare al nostro passato come fossero fotografie di vecchi matrimoni di famiglia. Tutto questo accade invece di guardare verso il futuro per fare qualcosa per chi verrà dopo. È un trend che dura ormai da tanti anni. Credo sia arrivato il momento di dimostrare che siamo pronti alle sfide assieme a tutti gli altri Paesi. Vorrei che le idee che ci sono vengano messe in pratica. Se, invece, non siamo in grado dobbiamo essere onesti e dichiarare che siamo solo una brutta copia di quello che fanno gli altri. In quel caso facciamolo ma bene, prendiamo ispirazione, studiamo chi è più avanti di noi. Si attui uno scambio concreto culturale. Abbiamo bisogno di aiuto? Facciamolo, facciamocelo dare”

Cosa hai portato a Sanremo?

La mia federa bianca.

Ma è un portafortuna?

No, è solo che mi piace il senso di pulizia al tatto. È molto rilassante.

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