Sulla testa di Maria Elisabetta Alberti Casellati si sono consumate vendette incrociate e rese dei conti nel centrodestra. Che ora ripartirà senza più candidature di parte. Il prossimo nome, giurano dalla coalizione, sarà frutto di un dialogo con centrosinistra e 5 Stelle. “Abbiamo aperto la trattativa. Vediamo…”, fa sapere la capogruppo azzurra al Senato Anna Maria Bernini. Proprio lei è tra i principali sospettati di essere il killer della Casellati. Si sa, infatti, che i rapporti tra le due non sono idilliaci e Bernini gliel’aveva giurata dai tempi della sua elezione a presidente di Palazzo Madama, nel 2018, carica cui aspirava anche lei. Il rapporto tra le due in questi tre anni è addirittura peggiorato, ma a farle mancare i voti potrebbe aver contribuito pure Licia Ronzulli, anche lei annoverata tra le “nemiche” della presidente. Insomma, a Palazzo Madama Queen Elizabeth non è amata nemmeno tra i suoi, quindi è facile intuire dove le sono mancati i consensi. “Il 18% dei suoi grandi elettori non l’ha seguita”, fa notare Giacomo Portas dei Moderati. Dei 453 del centrodestra Casellati ne ha portati a casa solo 382: ben 71 sono stati i franchi tiratori.

“Noi deputati l’abbiamo votata tutti, i senatori non so”, ammette un forzista a Montecitorio. Anche Lega e Fratelli d’Italia avrebbero votato a ranghi compatti, molto meno i totiani. “Stai andando alla buvette a festeggiare…?”, diceva Ignazio La Russa a Giovanni Toti subito dopo lo scrutinio che ha impallinato la seconda carica dello Stato. “Nel centrodestra c’è chi ha lavorato apertamente contro la Casellati. Noi e la Lega abbiamo votato a ranghi compatti. Vedete un po’ voi…”, è sbottata nel pomeriggio Meloni, prima di avere un duro confronto al telefono con Antonio Tajani e poi con Salvini. “Avete regolato i vostri conti usando il Quirinale, rendetevi conto…”.

Ma i piani di lettura sono diversi. E i veleni s’incrociano. Nel centrodestra, e anche nella stessa Lega, si pensa che Salvini si sia mosso malissimo, in maniera situazionista, del tipo “proviamoci e vediamo che succede”, senza una strategia. Ma qualcuno sospetta altro. “A far andare a sbattere Salvini e Casellati è stata proprio Meloni. Lei ha dato il via libera a una candidatura consapevole che non avrebbe avuto i numeri. È stato, a suo modo, un salvinicidio…” sintetizza un senatore forzista. “Giorgia non sopporta il modus operandi del leader leghista e dissente anche sul suo ruolo da king maker. In questi giorni è riuscito solo a fare un gran casino e a bruciare almeno 12 nomi”, aggiunge un deputato azzurro. E a fotografare la situazione è l’ex Osvaldo Napoli, oggi in Coraggio Italia di Toti e Brugnaro: “Oggi sul centrodestra come l’abbiamo conosciuto è calato il sipario. E io lo dico da tempo…”. Ma il malumore è ovunque. “Il sentiero che Salvini ha voluto a tutti i costi percorrere ci ha portati a un vicolo cieco. Ora dobbiamo ripartire dal dialogo e lavorare su un nome condiviso”, osserva Paolo Romani.

Già, ma quale? In pole position c’è sempre il Mattarella-bis (in forte risalita anche in virtù dei voti presi in aula). “Per spingere Mattarella ad accettare dobbiamo fare una cosa sola: votarlo”, dice il dem Stefano Ceccanti. E ora risalgono forte pure i nomi di due donne: Elisabetta Belloni e Marta Cartabia. “Non capisco perché finora Cartabia non sia stata seriamente considerata. Sarebbe perfetta”, sostiene il segretario di +Europa Benedetto Della Vedova. Infine Perferdinando Casini e Giuliano Amato. Sullo sfondo, ancora ben presente ma in stallo, Mario Draghi. “Stasera si decide il nome e sabato si chiude”, si sbilancia ottimista Toti. La notte forse porterà consiglio, ma le macerie del centrodestra, sotto cui è finita la Casellati, sono ancora lì e non sarà facile rimuoverle.

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Quirinale, facce scure nel centrodestra. E in Aula Casini dà il via alle sue “consultazioni” trasversali: capannelli con tutti i partiti, dal Pd alla Lega

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