Entro l’autunno prossimo, avremo tantissime persone che sono state esposte a Omicron e che sono state vaccinate. Questo sicuramente avrà un impatto sulla suscettibilità della popolazione, nel senso che la maggior parte della popolazione sarà non suscettibile sia a Omicron, sia ad altre varianti. Quindi, io penso che ci avviamo verso una situazione sicuramente più tranquilla“. Sono le parole pronunciate a “Piazzapulita” (La7) da Andrea Crisanti, direttore Dipartimento di Microbiologia Molecolare Università di Padova, che smentisce parzialmente il timore ventilato dal virologo Guido Silvestri, secondo il quale potrebbe affacciarsi a ottobre una nuova variante più aggressiva.

Crisanti definisce “poco probabile” l’eventualità che nell’autunno prossimo possa emergere una variante virulenta quanto Delta e spiega: “Questa possibilità non può essere esclusa a priori, ma ritengo che sia abbastanza rara, perché l’evoluzione della virulenza in genere segue delle regole abbastanza precise, nel senso che, se un microrganismo non ha bisogno di creare un danno e quindi malattia per diffondersi, in genere, tende a evolvere verso una forma meno pericolosa“.

E aggiunge: “Ci sono degli studi che dimostrano che persone vaccinate poi infettate con Omicron sviluppano anticorpi sia contro Omicron, sia contro Delta. E questi anticorpi hanno anche la capacità di neutralizzare l’infezione. Questa sicuramente è una buona notizia, che in qualche modo ci fa sperare che l’immunità raggiunta con la diffusione di Omicron e coi vaccini possa proteggerci. In tanti affermano che Omicron stia diventando una influenza? Dico solo questo: se non avessimo i vaccini, tutto quello che abbiamo passato nella prima e nella terza ondata sarebbe soltanto un antipasto“.

Il virologo, infine, esprime scetticismo sulla quarta dose: “Una vaccinazione basata solo su Omicron è inutile, perché la maggior parte delle persone si sarà infettata con questa variante per ottobre e novembre, quindi non credo che sia questa la vera minaccia. E poi dopo la quarta dose che facciamo? Una quinta? E poi una sesta dose? Io penso che, se emergeranno nuove varianti, per prevenirle bisognerà investire in vaccini diversi, cioè più duraturi“.

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