Da una parte il ministero della Salute raccomanda di far passare quattro mesi tra il contagio e la terza dose del vaccino (fissando a sei mesi dal primo tampone negativo dopo l’infezione la scadenza del Green pass rafforzato), dall’altra si moltiplicano i casi dei “guariti fantasma”. Persone, come la genovese Ilaria Marenco, rimaste a casa in quarantena dopo aver scoperto l’esito positivo di un tampone che però non è mai stato riconosciuto dai sistemi regionali causa del ritardato o mancato tracciamento.

Positivi e con sintomi nella realtà ma, appunto, mai registrati dal sistema sanitario come tali per incapacità delle squadre per i tamponi domiciliari di reggere il ritmo della crescita dei contagi. Prima che i tamponi effettuati da farmacie e medici di base, negli scorsi giorni, venissero riconosciuti come validi dal sistema sanitario, in molte regioni come la Liguria le Asl competenti agivano con un ritardo di 10-15 giorni rispetto alle segnalazioni dei medici di famiglia.

E quindi ora Ilaria, e non solo lei, si chiede come mai, a causa della mancata presa in carico del suo caso da parte del sistema regionale, pur segnalato tempestivamente all’Asl dal suo medico di base, debba sottoporsi forzatamente alla terza dose per non vedersi scadere il Green Pass rafforzato a inizio febbraio: “Certo, potrei fare lo stesso il richiamo e mi dicono che non è pericoloso farlo, ma perché dovrei, da un punto di vista medico, se ho gli anticorpi dell’infezione dalla quale sono appena uscita e ancora il sistema immunitario debilitato?”.

“È un problema che oggi non si verifica più – spiega a ilfattoquotidiano.it Andrea Stimamiglio, segretario ligure della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (il sindacato dei medici di famiglia) – perché da qualche settimana farmacia e medici di base sono autorizzati a certificare i tamponi effettuati in studio o in farmacia, cosa che prima potevano fare solo negli hub o con le squadre per i tamponi domiciliari. Tuttavia per tutto il mese di dicembre e i primi giorni di gennaio ci sono centinaia di pazienti che hanno passato la quarantena da positivi e non risultano tali per i registri regionali, ogni medico di famiglia ha una decina di casi così”.

La proposta avanzata in questi giorni dalla FIMMG al Ministero è quella di “sanare” i casi fissando delle regole precise: “Se un paziente era stato segnalato all’Asl per il tampone domiciliare, aveva sintomi e risultava positivo a un tampone effettuato in farmacia o autonomamente, eventualmente a seguito di un esame sierologico di conferma, dovrebbe essere riconosciuto come contagiato e vedersi rinnovare il Green pass”.

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