“Al momento sono chiuse 12 classi su 60, ma se mi chiama fra un’ora probabilmente saranno di più”. La referente Covid dell’istituto comprensivo Giovanni Pascoli di Milano, due plessi di scuola primaria e uno di secondaria tra Pagano e Cadorna, ha pochi dubbi sul destino di altri alunni che presto si aggiungeranno a quelli già a casa per la didattica a distanza. Il governo ha spinto per tenere le scuole aperte dopo le vacanze di Natale, nonostante il boom dei contagi. Ma per mandare tutta la classe in dad bastano due positivi alle elementari e tre alle medie. In mezzo, le varie forme di autosorveglianza: alle elementari, per esempio, significa che ogni alunno deve fare un tampone il prima possibile dal verificarsi di un contagio (T0) e un altro dopo cinque giorni (T5).

Alla Pascoli, alle 12 classi completamente in dad se ne aggiungono tre in autosorveglianza alla secondaria e sei alle elementari. Difficile non saltino fuori altri positivi che porteranno alla chiusura di nuove classi. Numeri analoghi li hanno a un paio di chilometri di distanza, all’istituto Umberto Eco che comprende la scuola primaria Novaro e Ferrucci di piazza Sicilia e la secondaria di primo grado Monteverdi di via Colonna. Qui, sulle 36 classi della primaria, 12 sono interessate da contagi e sette di queste sono già in didattica a distanza. Mentre sulle 24 della secondaria si sono registrati contagi in 11. In tre di queste è già partita la didattica a distanza mista: chi non è vaccinato segue le lezioni da casa, mentre chi lo è può, ma non è obbligato, andare in aula. Una contabilità alla quale è molto difficile stare dietro, dice la preside Maria Gioele Infantino: “Guardi, io sono favorevole a tenere le scuole aperte. Ma il sistema va semplificato, c’è bisogno di snellimento burocratico. La complessità del tracciamento dei casi è ingestibile. La cosa difficile non è inserire i dati nella piattaforma dell’Ats, ma inseguire i risultati dei tamponi T0 e T5 di ogni alunno. E anche per le famiglie questa situazione è molto disagevole”.

Per una classe di 25 alunni, due tamponi in cinque giorni fanno 50 tamponi. Così in una della farmacie della zona, quella all’incrocio tra via Ravizza e via Marghera che fa i test antigenici senza necessità di prenotazione, è facile vedere in coda anche i bambini. Lunedì dopo pranzo la coda era di una trentina di persone, per almeno un’ora e mezza di attesa.

Dati ufficiali sulle classi chiuse in provincia di Milano al momento non ce ne sono. I numeri che ogni scuola raccoglie a fatica e fornisce all’Ats finiscono in un report settimanale della Regione. L’ultimo, quello di mercoledì scorso, dava per tutta la provincia di Milano solo 12 classi in quarantena, un numero poco significativo in quanto riferito al 2 gennaio, quando le scuole erano ormai chiuse da giorni per le vacanze. E i dati sulle classi in dad non li dà nemmeno l’ufficio scolastico territoriale, che a richiesta de ilfattoquotidiano.it risponde via email: “L’ufficio non effettua rilevazioni autonome su classi, docenti e alunni in quarantena. I dati sono raccolti da Ats Milano direttamente dalle scuole”. Inutile fare presente che sarebbe allarmante se il provveditorato non avesse contezza della situazione giorno per giorno. E inutile chiedere di parlare con il dirigente Yuri Coppi: alla nuova email non arriva alcuna risposta.

“Quei dati li abbiamo chiesti anche noi nell’incontro di lunedì davanti al Prefetto, ma Coppi non ce li ha forniti. Forse no ce li ha davvero”, lamenta Jessica Merli, segretaria generale del sindacato della scuola Flc Cgil di Milano. “La scuola in questi giorni è tenuta aperta solo per propaganda. Di fatto molte classi sono completamente in dad. Nel comprensorio del Legnanese ci risulta che lo siano 51 su 172, quasi una su tre. Siamo stati abbandonati dall’Ats, mentre docenti e personale scolastico si ritrovano a dover fare da medici, infermieri e psicologi. In molti casi la prima ora di lezione è usata per fare il tracciamento e raccogliere i risultati dei tamponi T0 e T5 dei vari alunni. Le famiglie vengono avvisate del contatto con un positivo in classe non dall’Ats, ma dal personale amministrativo delle scuole. Più del 20% del personale è assente perché positivo o in quarantena. Una situazione difficilmente sostenibile”.

A Milano la situazione è complicata anche nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, di competenza del Comune, dove basta un caso positivo per sospendere l’attività. In base agli ultimi dati disponibili, riferiti a lunedì, ci sono circa 300 sezioni chiuse su un totale di 1.138 tra nidi (in tutto 249 sezioni), scuole dell’infanzia (852) e sezioni primavera (37 totali). “L’aumento del numero delle sezioni chiuse riflette l’aumento del numero dei contagi del personale educativo e dei bambini – dice la vicesindaco e assessora all’Istruzione Anna Scavuzzo – Ci dicono che sorpassato il picco il trend dovrebbe cambiare, anche grazie all’aumento del numero delle vaccinazioni. Intanto stiamo attivando la Lead (Legami educativi a distanza) e le educatrici e gli educatori organizzeranno, come già fatto durante il lockdown, alcuni collegamenti con bambine e bambini a casa”.

Twitter: @gigi_gno

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