Dopo l’11 settembre 2001 il mondo non è stato più lo stesso. Lo schianto di due aerei contro le Torri Gemelle di New York non solo ha generato una nuova guerra al terrorismo, ma allo stesso tempo ha prodotto una serie di conseguenze sul suolo americano: tra queste il Patriot Act.

In quei giorni concitati, il presidente George W. Bush rassicurava gli americani: “Il nostro paese è forte. Un grande popolo è stato chiamato a difendere una grande nazione”. Il presupposto è l’esistenza dello stato di guerra e dell’emergenza nazionale. Formalmente la dichiarazione di emergenza venne emessa dal presidente Bush il 14 settembre 2001 (Declaration of National Emergency by Reason of Certain Terrorist Attacks). Questa dichiarazione fu emanata sulla base di una risoluzione congiunta del Congresso che lo autorizzava “a utilizzare tutte le forze adeguate e necessarie contro tutte quelle nazioni, organizzazioni o persone” che il Presidente stesso, in quanto Chief Commander, considerasse implicate in azioni terroristiche.

La facoltà del Presidente di dichiarare lo stato di emergenza nazionale si fonda a sua volta sulla War Power Resolution del 1973. Sullo stesso fondamento giuridico il presidente Bush poté, nel novembre 2001, emanare il Military Order con il quale si certificava – per così dire – che la nazione si trovava in “uno stato di conflitto armato che richiede l’uso delle forze armate statunitensi”.

Il 26 ottobre 2001, Bush firmava il Patriot Act, precedentemente approvato dal Congresso. Considerata, almeno inizialmente, come una legge d’emergenza, aumentò enormemente il potere delle agenzie di intelligence degli Stati Uniti: Fbi, Cia e Nsa. Il clima di panico permise di andare ancora oltre: allora vennero rimosse le restrizioni sul controllo delle conversazioni telefoniche, delle e-mail, delle cartelle cliniche, delle transazioni bancarie, fino a consentire perquisizioni in assenza dell’interessato, disposizione dichiarata successivamente incostituzionale.

La Sezione 215, ad esempio, avrebbe violato le tutele della privacy del Quarto Emendamento perché consentiva perquisizioni senza mandato. Allo stesso modo, la Sezione 218 ha effettivamente consentito all’Fbi di condurre la sorveglianza dei cittadini statunitensi senza mostrare la probabile causa dell’attività criminale. Inoltre la Sezione 505 violava i diritti del Primo Emendamento in modo ancora più eclatante, imponendo ordini di bavaglio senza richiedere alcuna forma di controllo giurisdizionale.

Dal 2001 diverse disposizioni del Patriot Act Usa sono state impugnate in tribunale. A seguito delle numerose proteste di organizzazioni cittadine e politiche, fortunatamente non tutte le norme sono rimaste in vigore.

Nel giugno 2013 si svilupparono movimenti di divulgazione sulla sorveglianza di massa volti a rivelare dettagli sulle operazioni di sorveglianza e compromissione di massa, messe in atto dall’Agenzia per la Sicurezza Nazionale statunitense (Nsa) in complicità con i servizi di intelligence di altri paesi, nei confronti di cittadini e istituzioni sia statunitensi sia stranieri. Tali inchieste iniziarono alla fine del 2012, quando Edward Snowden, un ex consulente della Nsa, iniziò a mettere a disposizione di alcuni giornalisti numerosi documenti top secret collezionati durante la sua attività per l’Nsa.

Nel 2015, con Barack Obama, arrivò poi il Freedom Act in cui il governo degli Stati Uniti ha continuato a mantenere ampi poteri in materia di sorveglianza, ma anche che l’archiviazione dei tabulati telefonici venisse svolta dalle aziende di telecomunicazioni e che la consultazione da parte del governo fosse vincolata all’autorizzazione di un giudice. In ogni caso queste modifiche riguardarono solo le contestate intercettazioni dei cittadini statunitensi.

Del resto anche in Europa si è parlato spesso di Patriot Act “modello europeo”, nonostante ogni Stato membro abbia la sua Costituzione e la sua forma di governo, ma soprattutto tutto ciò dovrebbe presupporre la creazione di un’unica forza di intelligence europea. All’interno dell’Ue esiste un organo indipendente, la Procura Europea, operativa dal 1° giugno 2021, che però al momento si occupa principalmente di reati finanziari e di frode all’interno dell’Ue. L’idea è di rafforzare quest’organo con effettivi poteri antiterrorismo.

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