La Cina? Ha molte opportunità lavorative, vengono investite molte più risorse rispetto all’Italia e sta cercando di attrarre stranieri qualificati, offrendo molte posizioni”. Massimiliano Galluzzi ha 34 anni e dal 2015 vive e lavora a Shenzhen, città da 15 milioni di abitanti che collega Hong Kong al resto del Paese asiatico. Vorrebbe tornare, un giorno. Ma è andato via per fare il lavoro per cui aveva studiato. “L’Italia mi manca moltissimo”. Dopo aver frequentato il liceo scientifico a Cremona, Massimiliano si è iscritto alla facoltà di Fisica all’università degli Studi di Milano, scegliendo come specializzazione Fisica sperimentale per il percorso triennale e Fisica della materia per la magistrale. Finita la tesi, ha proseguito gli studi con un dottorato in nanotecnologie, trascorrendo sei mesi per esperienze di ricerca a Leeds, nel Regno Unito. Massimiliano racconta di aver voluto lasciare l’Italia semplicemente per fare il lavoro per cui aveva studiato. “Un professore tedesco stava costruendo un nuovo laboratorio di ricerca a Shenzhen e cercava una persona con il mio curriculum. Dopo un colloquio ho deciso di far parte di questa avventura”. Nel 2015 Massimiliano parte per la Cina. Per due anni copre il ruolo di postdoc nell’Università di Shenzhen, per altri 2 anni è nominato professore assistente allo Shenzhen Institute of Advanced Tehcnology (SIAT). Nello stesso istituto, a fine 2019, è promosso a Professore Associato e oggi sta costruendo un gruppo di ricerca che si occupa di microscopia e nanomeccanica.

Shenzhen rappresenta “un ambiente unico”, spiega Massimiliano, in quanto “si sta evolvendo a un ritmo elevatissimo nel campo delle nuove tecnologie e dell’elettronica”. Attirando, così, moltissime persone interessate al settore delle nanotecnologie e aumentando la possibilità di scambi, sviluppo di idee e collaborazioni. Per quanto riguarda la ricerca, Massimiliano spiega che in Cina vengono investite molte più risorse rispetto all’Italia. “L’università è molto focalizzata sul risultato ed esercita una grande pressione sul personale per ottenere fondi di ricerca e pubblicazioni”. Al contempo, Shenzhen ha più di 15 milioni di abitanti e la competizione “è feroce, portando ad avere un ambiente di lavoro e di studio non sempre piacevole”. In generale, gli stipendi sono più elevati. Il professore originario di Cremona aggiunge poi che gli stranieri sono tenuti con un occhio di riguardo “perché le università stanno cercando di crescere e rendersi più internazionali”.

In ateneo per Massimiliano non esiste una vera e propria routine giornaliera. Tutto dipende dall’organizzazione del lavoro fatta settimanalmente, dividendo il tempo in misure, insegnamento e ufficio (per data analisi o studio/scrittura). In genere si lavora dalle 9:00 alle 18:00, con un’ora di pausa pranzo, ma gli orari sono piuttosto flessibili. “Durante una sessione di misure sono spesso con collaboratori più giovani a cui insegno attività di ricerca (preparazione campioni, misure e analisi dati) dove, anche se non è molto diffuso qui, parliamo in inglese”.
L’Italia manca “moltissimo” e il rapporto con il proprio Paese d’origine è sempre stato buono. Anzi. Prima di lasciare il Paese Massimiliano dice di aver avuto alcune opportunità locali, “ma alla fine ho scelto di partire per curiosità, ma anche per uno stipendio più alto, possibilità di fare carriera accademica in università e un accesso maggiore a risorse economiche per la ricerca scientifica”. A causa della distanza e per via delle restrizioni covid da 2 anni Massimiliano non riesce a rientrare per vedere famiglia e amici. Al momento ha mantenuto una collaborazione scientifica con il gruppo di ricerca dell’Università di Milano che, grazie a una strumentazione particolare per la preparazione di superfici, lo aiuta a preparare campioni per test e misure. “Ma penso proprio di tornare in pianta stabile. Sto scrivendo qualche finanziamento per la ricerca e sperando di avere successo potrei avere la possibilità di rientrare mantenendo una posizione simile a quella ottenuta in Cina. Anche mia moglie, che ha vissuto molti anni in Germania, sarebbe felice di spostarsi in Italia o Europa”. Il sogno è mantenere un’affiliazione in Cina e in Italia: “Sarebbe un’ottima opportunità per favorire la ricerca”, sorride. “Il fatto di poter fare da ponte tra cultura italiana e cinese rispecchierebbe anche i desideri della mia famiglia”.

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“Lavoro in uno dei migliori centri di ricerca Usa. Dall’Italia mi dicono: ‘Vedrai che non torni più’. Ma spero ancora si sbaglino”

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“Mandavo curriculum e ricevevo solo rifiuti. All’estero ho trovato la spinta giusta per fare progetti: prima in Irlanda, ora a Malta”

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