La discarica della Grillaia di Chianni, in provincia di Pisa, è destinato a diventare l’unico sito di smaltimento dell’amianto di tutta la Toscana. Così ha deciso la Regione, autorizzando l’operazione con una delibera a metà 2020, nonostante le proteste dei cittadini e delle associazioni ambientaliste. Chianni – insieme ai comuni di Capannoli, Lajatico, Palaia, Peccioli, Ponsacco, Terricciola – si trova in Valdera, una porzione tra le più verdi della provincia pisana e il progetto, secondo chi lo avversa, rischia di portare un grave danno all’ambiente oltre che all’economia locale, basata principalmente sul turismo. È questo che ha spinto i comitati Gruppo Zero e Stop Grillaia, insieme a Legambiente Valdera, a portare avanti diverse azioni legali e un ricorso al Tar per provare a fermare il progetto che preveda la messa in sicurezza del sito, chiuso dopo 20 anni, ma solo aver riaperto per conferire l’amianto. E i residenti hanno provato a coinvolgere nella protesta anche Andrea Bocelli, di casa a Lajatico, ricordando che quelle colline “sono anche l’immagine con cui lei si presenta al mondo intero”.

Tra i principali motivi delle proteste l’incapacità della discarica di poter accogliere ulteriori rifiuti, nonostante le rassicurazioni della Regione: “Restiamo in attesa di conoscere come una discarica satura, con circa 1.500.000 metri cubi di rifiuti conferiti, possa essere oggetto di un recupero volumetrico di 300.000 mc”, si legge in una nota di Stop Grillaia. Chiusa nel 1998 dalla Provincia di Pisa, a seguito di un malfunzionamento dell’impianto, causato dallo smaltimento dei fanghi conciari, la discarica non ha più smesso di creare problemi: “La fase di post-chiusura fu gestita da allora in maniera molto approssimativa. In seguito, i proprietari presentarono progetti di messa in sicurezza dell’impianto prevedendo ulteriori 300.000 mc di rifiuti poi scesi a 270.000 che avrebbero garantito un significativo ritorno economico, ben superiore ai costi della messa in sicurezza medesima”, è la denuncia di Legambiente. Negli scorsi mesi la discarica, fino ad allora di proprietà della società Nuova Servizi Ambiente, è stata acquisita dal Gruppo Vergero che ha proposto il progetto di messa in sicurezza e nuovo conferimento, con la chiusura definitiva prevista nel 2029. In quel momento, stando ai progetti di Vergero, verrà ricreata la “morfologia originaria” della collina, grazie anche alla creazione “di due laghetti naturalistici e la piantumazione di vegetazione arbustiva e piante autoctone”.

Negli anni, gli abitanti dei paesi vicini hanno visto compiere passi avanti, per poi subito ritornare indietro, dalla politica locale: “Poco prima delle elezioni del 2014 i comuni di Chianni, Terricciola e Lajatico, la Regione e la Provincia firmarono un protocollo per la gestione della chiusura della ex-discarica senza apporto di ulteriori rifiuti. Il dirigente della Provincia però, aveva nel frattempo approvato il progetto di chiusura della discarica con apporto di ulteriori rifiuti proposto dalla proprietà”. Adesso di fronte alla possibilità che la Grillaia diventi il luogo di conferimento di amianto, si è riaccesa la protesta. L’assessora all’Ambiente della Regione, Monia Monni, puntualizza a Ilfattoquotidiano.it: “La discarica di Chianni è autorizzata, attraverso un procedimento di Valutazione d’impatto ambientale e Autorizzazione integrata ambientale, al trattamento dei rifiuti speciali. Per questo tipo di impianti la Regione Toscana, come previsto dalla norma vigente, è competente solo limitatamente al rilascio delle autorizzazioni ambientali in sede tecnica”. Resta ad avviso di Legambiente il problema centrale della vicenda: voler smaltire l’amianto in una discarica che è stata considerata esaurita.

“Il progetto è stato studiato e valutato da tutti gli enti competenti quali Arpa Toscana, Azienda Usl Toscana Nord Ovest, Irpet e Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appenino Settentrionale”, ribatte l’assessora. Proprio Arpat, in realtà, in un vecchio rapporto, prodotto tra il 1998 e il 1999, dichiarava che le volumetrie autorizzate erano esaurite, confermando le prove portate avanti dai comitati: “Si assisterebbe a un progetto e a un’autorizzazione che configura una violazione di legge perché acconsente uno smaltimento in realtà non autorizzabile in quanto il volume di rifiuti che potevano essere smaltiti nella discarica è già stato esaurito”, sottolinea Carlo Galletti di Legambiente Valdera.

Una soluzione alternativa – ad avviso degli ambientalisti – potrebbe consistere nel creare un Piano Regionale che gestisca a livello locale, su più siti, lo smaltimento della sostanza in maggiore sicurezza, così che ogni provincia faccia carico del procedimento con impianti idonei. Negli scorsi giorni, le organizzazioni locali, insieme alla consigliera regionale M5s Irene Galletti, hanno posto ulteriori quesiti alla Regione, ottenendo via Pec delle risposte da parte dell’assessora Monni. Stop Grillaia ha reso pubblica la documentazione sulla propria pagina Facebook, sottolineando come alcuni punti risultino poco chiari con alcune contraddizioni: “Le volumetrie autorizzate erano 1,5 milioni di metri cubi e sono state raggiunte come confermato anche da queste lettere. Se invece ci sono ancora disponibili 300.000 metri cubi, come afferma in un altro punto la stessa documentazione, sarà il caso di indagare su chi li ha portati via dalla discarica”, conclude il comitato. Inoltre, i consiglieri comunali all’opposizione di Terricciola – Matteo Arcenni, Sauro Colombini, Elena Baldini Orlandini, Matteo Leggerini della lista civica Terricciola Sicura – hanno chiesto un consiglio comunale straordinario per discutere sulla questione, volendo includere alla riunione anche le associazioni ambientaliste locali.

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