“Imprese e banche trarrebbero beneficio da un’adozione rapida delle politiche green” e “la transizione verso un’economia più ‘green’ può essere un’opportunità d’oro. Muoversi d’anticipo porta chiari benefici che superano i costi, ad esempio in termini di efficienza e prezzi energetici più bassi per le imprese”. E’ una delle principali conclusioni del primo “stress test climatico” sull’economia europea condotto dalla Banca centrale europea simulando l’impatto dei cambiamenti su oltre quattro milioni di imprese globali e 1.600 banche europee. Le simulazioni si basano su quelli che lo studio definisce scenari severi ma plausibili.

Come scrive Francoforte “I risultati mostrano innanzitutto che ci sono chiari vantaggi nell’agire in anticipo. I costi a breve termine della transizione impallidiscono se paragonati ai costi di un cambiamento climatico fuori controllo nel medio e lungo termine”. L’adozione tempestiva di politiche per guidare la transizione verso un’economia a zero emissioni di Co2 dovrebbe portare anche benefici in termini di investimenti e sviluppo di tecnologie più efficienti”. Se non ci si muoverà in questa direzione, avverte la Bce, “i rischi fisici aumenteranno e lo faranno in modo non lineare e duraturo“. Detto in altri termini in caso di un peggioramento della situazione ambientale la situazione economica è destinata a deteriorarsi e i fallimenti di banche e aziende a crescere. La banca centrale segnala poi come una “transizione ordinata” l’energia pulita verrebbe prodotta in modo più efficiente favorendo una tendenza al ribasso dei prezzi delle bollette. Viceversa una gestione caotica dell’emergenza climatica favorirebbe un incremento dei prezzi. Più che il risultato in sé dello studio, non imprevedibile, è il segnale che arriva da Francoforte che è degno di nota. La Bce suona la sveglia ai governi europei sollecitandoli a fare di più e meglio nelle politiche ambientali, con un messaggio molto semplice: non solo è utile, può diventare anche un grande affare.

L’Italia emerge dallo studio come uno dei paesi potenzialmente più a rischio. In Europa, rileva la Bce, imprese e banche hanno un’esposizione ai rischi climatici concentrata in alcuni Paesi, in larga misura nel Sud, a partire da Italia e Spagna. Incendi e inondazioni sono i due fenomeni che potrebbero flagellare in modo crescente il nostro paese. “Ci sono pochi stati dove la vulnerabilità a elevati rischi fisici è eccezionale” si legge nel documento. Se i Paesi dell’Europa centrale e settentrionale hanno una quota di aziende che producono elevate emissioni fra il 20 e il 50%, in gran parte dei casi l’esposizione ai rischi fisici legati al cambiamento climatico riguarda circa il 5% delle imprese. Per contro, nell’Europa del Sud l’esposizione a tali rischi riguarda “fra il 25 e il 100% delle aziende, con Italia e Spagna che mostrano una quota sostanziale dell’esposizione complessiva” delle imprese europee.

Oggi il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti ha affermato che per la transizione green serve più tempo. Per il green deal europeo dell’auto serve più tempo secondo il presidente . “Non siamo contro la decarbonizzazione siamo per la neutralità tecnologica ma dobbiamo rivedere – ha sottolineato Bonometti a margine del nuovo accordo tra Confindustria e le banche – i tempi e i contenuti delle proposte che la Commissione europea ha fatto in termini di emissioni perché siamo convinti che per affrontare questa transizione abbiamo bisogno di più tempo, di regole diverse e soprattutto dobbiamo essere messi nelle condizioni di non essere penalizzati rispetto agli altri continenti, quali America e Asia”.

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