In trecento. Dalle facoltà di Ingegneria, Giurisprudenza, Matematica, anche Medicina. E lo storico Alessandro Barbero, il più illustre tra i firmatari. L’appello sottoscritto tra centinaia di docenti delle università italiane boccia il Green Pass, definendolo un provvedimento anticostituzionale e discriminatorio. “Suddivide la società italiana in cittadini di serie A, che continuano a godere dei propri diritti, e cittadini di serie B, che vedono invece compressi i diritti fondamentali”, scrivono i professori che si aggiungono alle posizioni contrarie assunte dai filosofi Massimo Cacciari e Giorgio Agamben.

Barbero, docente di Storia Medievale e divulgatore, in un dibattito organizzato dalla Cgil, ha definito “ipocrita” la misura: “Un conto è dire: ‘Signori, abbiamo deciso che il vaccino è obbligatorio perché è necessario’. Non avrei nulla da dire su questo – ha spiegato – Un altro conto è dire che il vaccino serve davvero, ma si inducono le persone a farlo coi sotterfugi”. Una ‘sfumatura’ assai diversa da quella dei promotori, però. “Noi siamo contro l’obbligo vaccinale, e contro il Green pass proprio in quanto introduce l’obbligo in forma surrettizia”, ha detto al Corriere della Sera Paolo Gibilisco, docente di matematica all’Università di Tor Vergata.

Il professore, contrario all’obbligatorietà anche per gli operatori sanitari, ha tuttavia sottolineato che molti dei firmatari sono già vaccinati e non hanno posizioni contrarie al vaccino: “Noi non siamo no-vax, anche perché i no-vax non esistono. Esistono persone che nutrono dei dubbi legittimi. I vaccini anti Covid non sono degli assiomi euclidei in uso da duemila anni. Conosciamo le reazioni dopo sei mesi, ma sul lungo periodo sappiamo poco o nulla”.

Nel manifesto si contesta che non vi sia “la piena assunzione di responsabilità da parte del decisore politico”. Una decisione di fronte alla quale i docenti “ritengono che si debba preservare la libertà di scelta di tutti e favorire l’inclusione paritaria, in ogni sua forma”. Nella situazione attuale, invece, sostengono, “o si subisce il Green Pass, oppure si viene esclusi dalla possibilità di frequentare le aule universitarie e, nel caso dei docenti, si è sospesi dall’insegnamento: tutto questo viola quei diritti di studio e formazione che sono garantiti dalla Costituzione e rappresenta un pericoloso precedente”.

La misura “straordinaria” del Green pass, aggiungono chiedendone l’abolizione, “comporta rischi evidenti, soprattutto se dovesse essere prorogata oltre il 31 dicembre, facendo affiorare alla mente altri precedenti storici che mai avremmo voluto ripercorrere”. L’auspicio dei professori è che “si avvii un serio dibattito politico, nella società e nel mondo accademico tutto (incluse le sue fondamentali componenti amministrativa e studentesca), per evitare ogni penalizzazione di specifiche categorie di persone in base alle loro scelte personali e ai loro convincimenti, per garantire il diritto allo studio e alla ricerca e l’accesso universale, non discriminatorio e privo di oneri aggiuntivi (che sono, di fatto, discriminatori) a servizi universitari”.

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