La procura di Modena ha iscritto un secondo indagato nel fascicolo per omicidio colposo in seguito alla morte di Laila El Harim, la 40enne rimasta incastrata in un macchinario mentre lavorava alla Bombonette di Camposanto in provincia di Modena. Dopo il legale rappresentante dell’azienda, i pm hanno aggiunto il delegato alla sicurezza dello stabilimento e nipote del rappresentate stesso. Sempre nella giornata del 6 agosto è iniziato l’esame autopico sul corpo dell’operaia, dopo il quale il medico legale avrà 45 giorni per rintracciare le cause della morte.

Intanto Manuele Altiero, il compagno di Laila, ha detto a Repubblica Bologna che la donna “si lamentava spesso” del macchinario: “Diceva che la fustellatrice si bloccava, che non andava”, ha commentato l’uomo. “Un giorno sì e un giorno no raccontava che doveva venire un’elettricista” per mettere a posto il macchinario con cui lavorava, ha poi rivelato Altiero alla Gazzetta di Modena.

La procura ha disposto anche il sequestro del telefono di Laila. Durante la mattinata alcuni quotidiani avevano parlato di alcune immagini della fustellatrice presenti nel cellulare della donna, fotografie che sarebbero scattate appositamente per segnalare i malfunzionamenti ai tecnici. La notizia è stata però smentita dal legale della famiglia Nicola Termanini: “È falso che la ragazza avesse scattato con il cellulare fotografie al macchinario” ha dichiarato a LaPresse l’avvocato.

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