I fatti del g8 di Genova hanno comportato strascichi giudiziari per oltre dieci anni, alla fine “poliziotti e carabinieri riconosciuti responsabili di pestaggi e tortura hanno avuto pene tremendamente inferiori ai manifestanti che hanno danneggiato vetrine o cose”. A chiarirlo è l’avvocato Ezio Menzione all’incontro pubblico “Quale verità e giustizia per Genova” moderato dal giornalista de ilfattoquotidiano.it Mario Portanova. Tra i relatori anche Emanuele Tambuscio, che ha seguito i processi sui fatti di piazza: “Il processo per devastazione e saccheggio è l’unico relativo ai fatti del g8 che ha portato delle persone in carcere, con pene che vanno da 8 a 15 anni, sproporzionate se si pensa che in Francia le stesse dimostrazioni sono punite con pene che non superano i quattro anni”. È proprio questa “sproporzione della pena” il motivo per il quale è stata impedita l’estradizione chiesta dall’Italia di uno dei cinque condannati che in questi vent’anni si è ricostruito una vita in Francia. “La maggior parte degli operatori di polizia e carabinieri che si sono macchiati di violenze non sono stati processabili perché non è stato possibile identificarli – ricorda inoltre l’avvocata Simonetta Crisci – e i pochi condannati hanno usufruito della prescrizione perché nel 2001 non avevamo il reato di tortura”. Ma l’elemento di maggior rammarico, per il legale dei manifestanti Emanuele Tambuscio, è constatare come non ci siano state adeguate sanzioni disciplinari: “Gli agenti condannati per i fatti della Diaz, Bolzaneto e anche per i pestaggi in piazza sono tutti rimasti in servizio, non ci è dato sapere di alcun demansionamento e anzi – constata con stupore l’avvocato – una delle persone condannate a oltre un anno di carcere è ora in servizio proprio per questo incontro”.

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