Matteo Renzi promette una raccolta firme per un referendum sull’abrogazione del reddito di cittadinanza nel 2022. Ma per la legge 352 del 1970 è illegale e lui sembra proprio non saperlo. Da giorni il leader di Italia Viva cerca di mandare segnali alla destra, senza particolare successo se si esclude l’appoggio di Matteo Salvini, e davanti ai Giovani imprenditori di Confindustria ha svelato il suo piano per il prossimo anno. La legge, però, su questo è chiara: “Non può essere depositata richiesta di referendum nell’anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l’elezione di una delle Camere medesime”. Lo fa notare, sui social, l’ex segretario dei Radicali Mario Staderini.

In pratica, la promessa di Renzi è irrealizzabile, visto che la legislatura scadrà a marzo 2023. E potrebbe anche spiegare perché né da Confindustria, che ha appena portato a casa la vittoria sulla fine del blocco dei licenziamenti, né da destra nessuno lo segua. Solo il leader della Lega, su Twitter, è tornato ad attaccare la misura marcata M5s: “Ci sono buoni segnali per la ripartenza del turismo – ha scritto – Gli imprenditori mi dicono però che faticano a trovare lavoratori perché c’è chi preferisce stare a casa col #redditodicittadinanza. Questo vuol dire che bisogna rivederlo perché, anziché creare lavoro, sta creando problemi“. E come lui anche Carlo Calenda che, sempre sul social, dopo aver proposto di impiegare i beneficiari del reddito come “spazzini di quartiere”, attacca i sostenitori della misura: “Per chi ‘il rdc fa crescere i salari’. No, fa crescere il nero e danneggia i lavoratori in regola”. Anche se ha specificato di non essere favorevole a un referendum abrogativo.

Una boutade, un messaggio a possibili alleati sul versante destro, un riposizionamento o un reale progetto? Perché esiste un’altra possibilità. Nel caso in cui, ad esempio, la legislatura dovesse terminare prima dei cinque anni, entro marzo 2022, dopo la nuova formazione del Parlamento il piano dell’ex premier potrebbe realizzarsi. Così tornano alla mente i numerosi endorsement sia di Italia Viva che, anche ultimamente, di Matteo Salvini per Mario Draghi presidente della Repubblica: in questo modo la legislatura potrebbe terminare con le dimissioni di Draghi. Oppure, indipendentemente dal nome del prossimo inquilino del Quirinale, la maggioranza potrebbe sfaldarsi dopo questa elezione. Renzi ne sa qualcosa? Di certo, a quel punto, potrebbe depositare la richiesta per il referendum dal 2022.

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