Nell’ultimo anno, il numero di persone sull’orlo della carestia nel mondo è cresciuto di sei volte: la fame uccide più della pandemia con 11 persone che rischiano di morire di malnutrizione ogni minuto, quasi il doppio delle vittime provocate dal Covid 19 che uccide 7 persone al minuto. Vivono in una condizione di insicurezza alimentare 155 milioni di persone, 20 milioni in più rispetto al 2020. La prima causa è la guerra che, sommata a crisi economica e climatica, sta lasciando senza cibo 100 milioni di persone in 23 Paesi. Tutto questo mentre, nell’ultimo anno, è aumentata di 51 miliardi di dollari la spesa militare globale, sei volte quanto basterebbe a finanziare la risposta umanitaria in tutto il mondo.

È l’allarme lanciato da Oxfam nel rapporto ‘Il virus della fame si moltiplica’, con il quale la ong chiede un intervento ai paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’Oni “perché intervengano sulle parti in conflitto che continuano a usare la fame che colpisce civili inermi come un’arma” per un cessate il fuoco globale e sottolinea quanto sia indispensabile “sconfiggere la pandemia”. Un risultato che potrà essere raggiunto “solo se al più presto i vaccini Covid diventeranno un bene pubblico globale, accessibile a tutti”. Eppure è di questi giorni un altro allarme, quello dell’Organizzazione mondiale della sanità rispetto al contagio in Africa, dove solo l’1% della popolazione è vaccinato (in molti dovranno aspettare il 2023) e la portata della terza ondata non si è mai vista prima. Tra i paesi dove è più diffusa la circolazione del virus ci sono Sudafrica, Tunisia e Zimbabwe.

LA FAME COME ARMA – Il vertiginoso aumento della disoccupazione globale e le prolungate interruzioni nel ciclo della produzione alimentare, che in molti paesi si sono verificate nel corso del 2020 e dall’inizio dell’anno, hanno causato un aumento del 40% dei prezzi globali, il più alto degli ultimi dieci anni. “Siamo di fronte alla tempesta perfetta in cui guerre, pandemia e caos climatico stringono popolazioni inermi in una morsa che non lascia via di scampo” spiega Francesco Petrelli, policy advisor per la sicurezza alimentare di Oxfam Italia, sottolineando che “in molte aree attraversate da sanguinosi conflitti si continua ad usare la mancanza di cibo come un’arma, lasciando le persone senza acqua o beni di prima necessità e impedendo l’arrivo degli aiuti umanitari alle comunità più colpite”. Emblematico ciò che sta avvenendo nello Yemen, con 48 milioni di sfollati a fine 2020. La pandemia ha anche aggravato enormemente le disuguaglianze: la ricchezza dei dieci uomini più facoltosi del pianeta l’anno scorso è aumentata di 413 miliardi, ossia 11 volte quanto le Nazioni Unite stimano basterebbe per finanziare l’intera risposta umanitaria globale. “In paesi come Afghanistan, Etiopia, Sud Sudan, Siria e Yemen la guerra nell’ultimo anno ha portato a un aumento esponenziale del numero di persone che si trovano ad un passo dalla carestia” racconta Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia. Secondo gli ultimi dati, 350mila persone nella regione etiope del Tigray vivono ora in questa condizione, il numero più alto mai registrato dal conflitto in Somalia del 2011, quando morirono di fame oltre 250mila persone. In Yemen più della metà della popolazione (oltre 15 milioni di persone) è a rischio, a oltre 6 anni e mezzo dall’inizio del conflitto, che ha già causato centinaia di migliaia di vittime”.

EMERGENZA ANCHE IN PAESI A MEDIO REDDITO (DOVE IL COVID NON DÀ TREGUA) – Ma l’emergenza alimentare colpisce anche Paesi a medio reddito come il Brasile e l’India, dove si fa sentire il peso del virus. In Brasile, le misure per frenare la diffusione del virus hanno costretto le piccole imprese a chiudere e hanno tolto l’occupazione a oltre la metà dei lavoratori. Triplicato nel paese il numero di persone colpite da povertà estrema: dal 4,5% al 12,8%, con circa 20 milioni di brasiliani ridotti alla fame. Il Governo federale ha assicurato sostegno solo a 38 milioni di famiglie vulnerabili, lasciando milioni di persone senza un reddito minimo. In India, l’aumento vertiginoso delle infezioni da Covid-19, oltre che sulla salute pubblica, ha avuto un impatto devastante sui redditi, in particolare per i lavoratori migranti e gli agricoltori costretti a lasciar marcire i raccolti nei campi. Oltre il 70% delle persone intervistate da Oxfam in 12 Stati ha dichiarato di non poter comprare cibo sufficiente a sfamarsi. La chiusura delle scuole ha anche privato 120 milioni di bambini del loro pasto principale. Nello Yemen, guerra, blocco sulle importazioni di beni essenziali e aumento del prezzo del carburante hanno determinato il raddoppio dei prezzi degli alimenti di base dal 2016. Gli aiuti umanitari sono stati dimezzati, limitando la risposta delle agenzie umanitarie e tagliando l’assistenza alimentare a 5 milioni di persone. Situazione che, secondo le stime, porterà alla carestia fino a 47mila persone entro fine luglio.

LA REGIONE DEL SAHEL E IL SUD DEL SUDAN – Nella Regione del Sahel, paesi distrutti da conflitti e violenza come il Burkina Faso hanno visto un aumento della fame di oltre il 200% tra il 2019 e il 2020, passando da 687mila a 2,1 milioni di persone in condizione di grave insicurezza alimentare. Mentre l’aggravarsi degli scontri nel Sahel centrale e nel bacino del lago Ciad ha costretto 5,3 milioni di persone a fuggire e portato l’inflazione dei prezzi dei beni alimentari ai massimi da cinque anni. Le inondazioni hanno fatto il resto, devastando i raccolti. Nel Sud del Sudan, a dieci anni dall’indipendenza, oltre 100mila persone sono sull’orlo della carestia. Nell’ultimo anno gli scontri e le inondazioni hanno messo in ginocchio l’agricoltura e costretto 4,2 milioni di persone ad abbandonare le proprie case. Finora è stato finanziato meno del 20% di quanto indicato come necessario dalle Nazioni Unite (1,68 miliardi di dollari) per la risposta umanitaria nel paese.

Foto di Oxfam

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