“Dispiace che ancora una volta, con il loro comportamento, partiti come la Lega e Fratelli d’Italia siano complici dell’omotransfobia, della misoginia, e dell’abilismo che in questo Paese sono una vera e propria emergenza. Dispiace perché questa è una legge che non deve avere una bandiera ideologica perché contrasta le discriminazioni e le violenze e dunque tutela, sostiene e protegge le persone più vulnerabili”. Lo ribadisce ai microfoni di Radio Radicale il deputato del Pd, Alessandro Zan, a proposito delle 170 audizioni stabilite dal presidente della Commissione Giustizia del Senato, il leghista Andrea Ostellari, al fine di approfondire i due ddl sull’omofobia, incardinati in Commissione: il ddl Zan e quello del centrodestra, a firma Ronzulli.

Zan fa un breve riepilogo dell’iter travagliato suo ddl al Senato: “È passato molto tempo da quando abbiamo approvato alla Camera, con larga maggioranza, questa legge. Era il 4 novembre 2020. Poi il 5 novembre è andata al Senato e lì si è fermata. Ma si sarebbe fermata comunque perché il presidente della Commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari, ha dimostrato di non essere super partes ma al servizio di Salvini. Questo è molto triste. Prima ha cercato di tenere la bozza in cassetto, poi la maggioranza della Commissione, che vuole la legge, ha votato la calendarizzazione – continua – ma da lì ci si aspettava un atteggiamento di responsabilità da parte del presidente della Commissione Giustizia, che peraltro si è pure nominato auto-relatore. Ieri abbiamo saputo che ha fissato 170 audizioni. Questo numero enorme di audizioni non è stato presentato nemmeno per cambiare la Costituzione. Centosettanta audizioni per una legge di iniziativa parlamentare sono una enormità, perché, fissando un’audizione alla settimana, si va avanti per mesi se non anni. Dunque, è evidente che la Lega e Fratelli d’Italia non vogliano questa legge e che queste 170 audizioni servano solo per allungare il bordo“.

E sugli auditori scelti dalla Lega, osserva: “Ricordo che in Commissione Giustizia alla Camera abbiamo presentato tante audizioni. Potevano utilizzare quelle. E invece convocheranno tante persone che vanno da Platinette agli integralisti cattolici fino al figlio del leader di Forza Nuova. C’è anche un perito agrario. Manca solo il mago Otelma, che peraltro è una persona molto simpatica e forse sosterrebbe questa legge. Fedez? Non l’hanno ovviamente chiamato, perché non è interesse della Lega ascoltarlo – spiega – Vogliono chiamare tutti gli estremisti che sono contro la legge. Ma il Paese non è fatto di estremisti, bensì di persone di buonsenso che, nella stragrande maggioranza, come si evince dai sondaggi, vogliono questa legge. Dunque, è importante farla uscire subito dalle pastoie della Commissione Giustizia, portarla in Aula al Senato per poi capire quali saranno le forze politiche che la vogliono sostenere e quali invece la vogliono affossare”.

Zan conclude: “È un fatto di democrazia: sottrarre la discussione al Senato è una forzatura democratica. La legge è stata fatta tenendo conto di sensibilità diverse. Ora basta, le mediazioni sono state fatte, bisogna andare in Aula e votarla. Il testo alternativo presentato dalla Lega? Mi chiedo perché Salvini si sia svegliato solo adesso. Perché non l’ha presentato alla Camera quando si discuteva e si faceva una sintesi dei testi? Lo presenta solo adesso perché l’onda montata nel Paese su questa legge lo ha costretto a non dire più che non gliene frega nulla. In più, il testo che ha presentato attacca la legge Mancino, costringendoci a passi indietro rispetto all’odio razziale e religioso – chiosa – Di fronte a questo, io dico francamente: anche no. Quello di Salvini è un testo tardivo e molto pericoloso. Dunque, si parta dalla legge votata alla Camera e il Senato valuti se approvarla immediatamente. Tornare invece alla Camera significherebbe probabilmente far morire questa legge. Le senatrici e i senatori devono decidere se vogliono una legge contro i crimini d’odio dopo 6 tentativi falliti in Parlamento oppure continuiamo con un Paese che discrimina, bullizza e fa oggetto di violenza le persone con un Parlamento che sta a guardare“.

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