Il 5 maggio 1821 moriva, ufficialmente per cancro dello stomaco, Napoleone Bonaparte, imperatore dei francesi. Sin dal primo momento, forti dubbi sulla vera causa della sua morte in prigionia furono sollevati in Francia. Fu così deliberato uno studio di monitoraggio tossicologico denominato “Francia Trasparente” con il preciso scopo di indagare su eventuali avvelenamenti dell’imperatore dei francesi. Nel 2021, 200 anni dopo, il tossicologo Dottor Kinz conferma la presenza di arsenico nel midollo dei capelli dell’imperatore e sembra chiudere così, consegnandola alla Storia, la vicenda terrena della vera causa di morte di Napoleone.

Sembra di ripercorrere la strada e i tempi degli studi epidemiologici che la Regione Campania periodicamente delibera e paga per confermare quello che tutti sanno: l’avvelenamento da tossici ambientali di almeno 3 milioni di cittadini campani nella cosiddetta Terra dei Fuochi. “Il biomonitoraggio (tossicologico) umano può essere considerato una forma di metodo di sorveglianza della salute pubblica (Salines, 2012). Esso rappresenta un importante e utile strumento per investigare l’esposizione umana a tossici chimici, provvedendo a fornire un affidabile strumento di misura della dose interna degli inquinanti ambientali, verificatasi attraverso differenti vie di esposizione (Calafat, 2006)”. Questo è l’incipit della “Discussione” della relazione dal titolo “Attività di Medicina Traslazionale per il biomonitoraggio in Regione Campania” sotto l’egida dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Portici e della Regione Campania che ci è stata consegnata dal consigliere regionale, Maria Muscarà, per una analisi critica tossicologica ed epidemiologica.

Con un interessante approccio multidisciplinare, tale studio di biomonitoraggio integra informazioni provenienti da altre analisi non solo tossicologiche individuali, ma anche ambientali ed epidemiologiche scegliendo un approccio “multilivello” per la migliore comprensione dei dati analitici ottenuti. Per questo motivo la relazione a noi pervenuta rappresenta un innovativo approccio per un biomonitoraggio integrato da dati ambientali, e costituisce la base del protocollo Spes, protocollo di studio osservazionale della popolazione residente in regione Campania, promosso nel giugno 2016 da Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno e Istituto Pascale – in particolare dal dottore Maurizio Montella, ricercatore responsabile, purtroppo scomparso due anni fa – ed offre un focus specifico di discussione, studiando anche il ruolo di markers di danno epigenetico attraverso lo studio della metilazione del Dna.

Ad un primo approccio critico analitico purtroppo non posso non rilevare che non stiamo parlando del cadavere dell’imperatore dei francesi, ma di circa 4200 cittadini che volontariamente si sono sottoposti ad una analisi tossicologica individuale. Ciò che mi risulta oggettivamente incredibile al solo dirsi è che, secondo alcune informazioni ricevute dai comitati dei cittadini che hanno collaborato allo studio, pare che nessuno di loro, individualmente, sia stato ancora informato dei risultati delle analisi tossicologiche individuali effettuate, che purtroppo, e come era sin troppo ovvio aspettarsi, non son certo risultate prive di veleni mortali in grado di uccidere entro pochi anni.


“L’analisi dei livelli di metalli pesanti – si legge nella relazione – nel siero dei volontari sani studiati nello studio Spes rivela la presenza di tossici come cadmio (Cd111) e mercurio (Hg 202) in concentrazioni circa 5 volte maggiori nei clusters di popolazione residente nella valle del fiume Irno e del fiume Sabato (area considerata a medio impatto) in confronto con tutto il resto della popolazione esaminata. L’area considerata ‘ad alto impatto’ che include le zone con popolazione residente in quella che convenzionalmente viene considerata come ‘Terra dei Fuochi’ mostra la presenza, nelle matrici biologiche esaminate, di valori in eccesso per il solo tallio, probabilmente dovuto ai valori naturali di composizione del suolo, di natura vulcanica”.

“In linea con questi risultati – continua – anche la analisi di composti organici hanno mostrato una differenza significativa in eccesso nella zona cosiddetta a medio impatto, sempre nelle matrici biologiche delle popolazioni residenti nelle valli dell’Irno e del Sabato. Utilizzando metodiche di analisi in cromatografia ad alta risoluzione, il valore medio della somma di PCDD/PCDF+ DL – PCB (pg WHO TEQ /g lipidi) mostrano significativi incrementi per i cluster di popolazione della valle del Sabato, rispetto alla media complessiva. Un moderato incremento si rileva pure nelle matrici biologiche dei residenti nella valle dell’Irno e nell’area ad alto impatto n 12. Quest’ultima include le municipalità di Acerra, Villa Literno e Napoli, caratterizzata dalla presenza di un maxi inceneritore di rifiuti, di una trafficata strada commerciale (SP 333) e dalla complessa antropizzazione con elevata urbanizzazione della metropoli di Napoli… Queste considerazioni potrebbero spiegare l’eccesso riscontrato nei valori sommatori complessivi dei congeneri di diossina riscontrati”.

La prima domanda che spero venga posta quanto prima all’attenzione delle pubbliche autorità tramite un intervento diretto anche degli organi di stampa, quindi diventa: ma quando vi decidete a comunicare i dati di avvelenamento ai cittadini che nel lontano 2016 si sono volontariamente offerti di essere studiati?

Dal giugno 2016 al maggio 2021 sono passati 5 anni. Il ricercatore responsabile è morto nel 2019, ma lo studio è stato continuato e completato da Izs Campania e la relazione di sintesi ormai gira tra gli addetti ai lavori come il sottoscritto. Come mai ancora non è stata fatta la solita hollywoodiana conferenza stampa promossa dalla Regione Campania per magnificare l’oggettivamente notevole lavoro svolto? È vero, non si tratta di pummarole ma di cittadini. Esseri umani e non prodotti agroalimentari.

Purtroppo ormai in regione Campania da tempo è comparso un nuovo proverbio nella antica saggezza popolare della mia terra: “Meglio essere una pummarola San Marzano. Sarai più tutelato che come cittadino campano!” Ma perché devo essere sempre io, come nel preistorico 2008, ad alzare il coperchio del silenzio del vaso di Pandora dei veleni della Terra dei Fuochi? E poi si chiedono: ma perché il vescovo Di Donna si arrabbia?

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