Tumori alla mammella, asma, leucemie, malformazioni congenite. Finora è sempre stata solo un’ipotesi, seppur corroborata da alcune evidenze processuali, ma ora è arrivata la conferma dell’Istituto superiore di sanità: nella cosiddetta Terra dei fuochi c’è una “relazione causale o di concausa tra la presenza di siti di rifiuti incontrollati” e l’insorgenza di malattie che per decenni hanno distrutto vite e causato vittime. È l’esito del lungo lavoro di ricerca avviato nel 2016 dagli esperti dell’Iss insieme alla procura di Napoli nord. Un documento che può riscrivere la storia di queste terre tra le province di Napoli e Caserta, martoriate dallo smaltimento di rifiuti illeciti e pericolosi a cui, sostiene la procura di Napoli, “le istituzioni” hanno assistito con “inerzia” per anni. Una vicenda portata alla luce negli anni Novanta grazie al lavoro del poliziotto Roberto Mancini e alle rivelazioni del pentito Carmine Schiavone e che a livello giudiziario si è diramata in mille rivoli. Solo poche settimane fa la Cassazione ha confermato la condanna a 18 anni di carcere per Cipriano Chianese, accusato di associazione camorristica e avvelenamento di acque e ritenuto tra gli ideatori (per conto dei Casalesi) del sistema delle ecomafie e dello smaltimento dei rifiuti gestito dal boss Francesco Bidognetti.

Le patologie accertate – Nel frattempo il lavoro di procura e Iss è andato avanti, grazie al costante scambio di dati e di informazioni derivanti dalla sorveglianza epidemiologica della popolazione residente nel circondario di Napoli Nord. Dal rapporto è quindi emerso che “la mortalità e l’incidenza per tumore della mammella è significativamente maggiore tra le donne dei comuni inclusi nella terza e quarta classe dell’indicatore di esposizione a rifiuti (livello di rischio da rifiuti maggiore) rispetto ai comuni della prima classe, meno impattati dai rifiuti”. Inoltre “l’ospedalizzazione per asma nella popolazione generale è significativamente più elevata, sia negli uomini che nelle donne, nei comuni maggiormente impattati dai rifiuti”. La prevalenza dei nati prematuri “è significativamente più elevata nei comuni della seconda, terza e quarta classe dell’indicatore rispetto alla prima”. E ancora, “la prevalenza di malformazioni congenite nel loro complesso è significativamente più elevata nei comuni della classe 4″, dove “è maggiore anche la prevalenza delle malformazioni congenite dell’apparato urinario“. Dati incontrovertibili, che certificano anche le malattie che in questi anni hanno colpito i giovani tra 0 e 19 anni: in questa classe d’età, si legge, “l’incidenza di leucemie e i ricoverati per asma aumentano significativamente passando dai comuni della Classe 1 a quelli delle Classi successive di Irc, con il rischio maggiore nei comuni della Classe 4 (la più impattata dai rifiuti)”.

38 Comuni coinvolti – L’indagine è stata realizzata nei comuni di competenza della Procura di Napoli Nord: Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Cesa, Frignano, Gricignano, Lusciano, Orta di Atella, Parete, Sant’Arpino, San Cipriano, Succivo, Teverola, Trentola Ducenta, Villa di Briano e Villa Literno per la provincia di Caserta; e poi Afragola, Arzano, Caivano, Calvizzano, Cardito, Casandrino, Casavatore, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano, Grumo Nevano, Marano, Melito, Mugnano, Qualiano, Sant’Antimo, Villaricca per la provincia di Napoli. Un’area di 426 chilometri quadrati in cui negli anni sono stati accertati 2.767 siti di “smaltimento abusivo di rifiuti, anche pericolosi“. In 653 hanno anche avuto luogo “combustioni illegali“. La conseguenza è che il 37% della popolazione presente nell’area, oltre 354mila cittadini, si è ritrovata a vivere a meno di 100 metri “da almeno un sito o più di uno”, esponendosi a una “elevatissima densità di sorgenti di emissioni e rilasci di composti chimici pericolosi per la salute umana“.

Le raccomandazioni degli esperti – Il dossier, a lungo atteso da cittadini e comitati, è stato presentato oggi alla presenza del procuratore generale presso la Corte d’Appello di Napoli, Luigi Riello, e del presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro. Aver focalizzato le analisi a specifiche patologie che riconoscono tra i fattori di rischio l’esposizione ai rifiuti e/o a contaminanti da essi rilasciati, le cosiddette patologie a priori, rende più confidenti nel possibile ruolo causale o concausale delle esposizioni in studio. “Alcuni comuni, infatti, presentano eccessi di specifiche patologie in termini di mortalità, ospedalizzazione, incidenza dei tumori, prevalenza di malformazioni congenite e di nati pretermine o con basso peso”, fa sapere la procura in un comunicato. “Per alcune patologie è stata evidenziata una correlazione con il rischio di esposizione a rifiuti“. Nelle conclusioni, quindi, gli autori del rapporto chiedono di bloccare qualsiasi attività illecita e non controllata di smaltimento di rifiuti. É necessario bonificare i siti con rifiuti e le aree limitrofe che possono essere state interessate dai contaminanti rilasciati da questi siti; incentivare un ciclo virtuoso della gestione dei rifiuti, attualmente già attivo in alcune aree della Regione Campania; attivare un piano di sorveglianza epidemiologica permanente delle popolazioni; implementare interventi di sanità pubblica in termini di prevenzione-diagnosi-terapia e assistenza.

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La Terra dei fuochi ha ucciso, ora ci sono le prove. Ma forse si sapeva tutto fin dall’inizio

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