È rimasta impigliata nel rullo del macchinario a cui stava lavorando, che l’ha trascinata uccidendola. Così è morta a 22 anni Luana D’Orazio, mamma di un bambino di 5 anni. Originaria di Pistoia, dove viveva con i genitori e il fratello, da circa un anno lavorava in un’azienda tessile del distretto di Prato, a Oste di Montemurlo. L’incidente è avvenuto nella mattina di lunedì 3 maggio, mentre la giovane stava lavorando all’orditoio, la macchina che permette di preparare la struttura verticale della tela che costituisce la trama del tessuto. Accanto a lei c’era un collega, girato di spalle: quando si è voltato ha visto quello che era successo, ma ha riferito di “non aver udito grida di aiuto”.

L’allarme è scattato subito, sul posto arrivati oltre ai vigili, carabinieri e sanitari, ma i soccorsi sono risultati vani. La Procura di Prato ha aperto un fascicolo di indagine per chiarire “cosa non abbia funzionato nel macchinario, compresa la fotocellula di sicurezza”, ha spiegato il procuratore capo, Giuseppe Nicolosi. Al momento, stando a quanto apprende l’Ansa da fonti inquirenti, ci sono due indagati. Le iscrizioni sarebbero legate proprio agli accertamenti tecnici che si stanno anche concentrando sulla valutazione del funzionamento dei dispositivi di sicurezza dell’orditoio in cui è rimasta incastrata la giovane operaia. Il macchinario è stato posto sotto sequestro. “Abbiamo ricevuto i rilievi e nelle prossime ore nomineremo dei periti per gli accertamenti tecnici sui documenti raccolti dalla polizia giudiziaria”, ha aggiunto Nicolosi. “Speriamo di poter eseguire presto anche l’autopsia sul corpo della giovane – ha concluso – per cui abbiamo già dato mandato”.

Tra Prato e Pistoia è il secondo infortunio mortale in un’azienda tessile quest’anno: il 2 febbraio Sabri Jaballah, 23 anni, aveva perso la vita schiacciato da una pressa a Montale. Ricordano la tragedia continua anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil di Prato, che hanno deciso di proclamare 4 ore di sciopero per venerdì 7 maggio: “Non si può non rilevare che ancor oggi si muore per le stesse ragioni e allo stesso modo di cinquant’anni fa: per lo schiacciamento in un macchinario, per la caduta da un tetto – sottolineano in una nota -. Non sembra cambiato niente, nonostante lo sviluppo tecnologico dei macchinari e dei sistemi di sicurezza. È come se la tecnologia si arrestasse alle soglie di fabbriche e stanzoni. Dove si continua a morire e dove, troppo spesso, la sicurezza continua ad essere considerata solo un costo“.

“”Bisogna investire sul futuro dei giovani offrendo loro la possibilità di un posto di lavoro dignitoso e sicuro – dicono Cgil, Cisl e Uil di Prato – E’ inammissibile che oggi si cada sul posto di lavoro come 50 anni fa. Con la tecnologia che ha fatto passi da gigante dobbiamo essere in grado di garantire standard minimi di sicurezza. E’ un impegno che ci chiama tutti al più alto senso di responsabilità”. In concomitanza con lo sciopero è stato indetto un presidio in piazza delle Carceri a Prato dalle ore 10 alle 12.

Si dice “sgomento” il sindaco di Montemurlo, Simone Calamai: “Covid e pandemia rischiano di farci perdere di vista il problema delle morti sul lavoro”. Di “grande senso di ingiustizia, di rabbia e dolore immenso” parla Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, il cui pensiero “va alla madre e al padre di questa ragazza, al figlio piccolo che lascia e al fratello”. “Non si può morire sul lavoro a nessuna età”, le parole del governatore Eugenio Giani secondo cui questa tragedia “chiama ancora una volta alla responsabilità di tutti”. “Morire così non è accettabile” afferma il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, “un’altra tragedia che ci addolora, ora basta”, il commento del segretario generale della Cisl Luigi Sbarra.

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