Il Recovery Plan era stato l’argomento principe sul quale Matteo Renzi aveva innescato la crisi e la fine del governo Conte due. E su questo argomento il leader di Italia viva aveva più volte posto l’accento sulla “centralità del Parlamento”. “Dal 22 luglio Iv chiede di dedicare una sessione parlamentare ad hoc per predisporre e discutere i progetti relativi al PNRR: non servono progetti nascosti nei cassetti e tirati fuori all’ultimo minuto. Occorre trasparenza. Questo è il documento più importante della legislatura: è in gioco il futuro dei nostri figli”. Questa era una delle affermazioni fatte sia nell’Aula del Senato, sia in conferenza stampa nello scorso dicembre da Renzi. Ma ora il governo Draghi presenterà al Parlamento il Recovery Plan italiano il 26 e 27 aprile prossimi e il 30 aprile lo invierà alla Commissione europea. Dunque tempi strettissimi per deputati e senatori per esaminarlo, col rischio che da parte loro ci possa essere una mera presa d’atto del Piano e l’impossibilità di modificarlo.

È ciò che abbiamo chiesto agli esponenti di Italia viva, all’uscita dall’incontro con Draghi. Maria Elena Boschi ammette: “Aspettiamo di vedere il piano” ma obietta che sul Recovery “si sono avuti dei passaggi parlamentari”. Ma i passaggi citati dall’esponente di Ivsi riferiscono al piano del precedente governo. “Noi ci aspettiamo di vedere le modifiche votate nella relazione del Parlamento nel nuovo piano del governo Draghi”, auspica la Boschi che aggiunge: “Le tempistiche sono decise dall’Europa“. Invece, Giorgia Meloni dichiara: “Il rischio è che il Parlamento avrà un ruolo marginale”.

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