Cultura

Tutti i luoghi di Firenze in cui si può incontrare Dante: dal ritratto ritrovato nell’ex lavanderia alle terzine da cercare sui muri della città

Marco Ferri riunisce nel libro "Emergenze dantesche" tutti i posti in cui è possibile ritrovare le tracce rimaste, 700 anni dopo la morte. Eccone alcuni

di F. Q.

Settecento anni dopo la fine della sua vita terrena Dante gira ancora per Firenze. Basta mettersi sulle sue tracce, cartina alla mano e scarpe comode ai piedi per girare tra le piazze, le strade, le chiese, i palazzi storici della città che lo amò, lo elevò, lo esiliò e poi lo rimpianse per sempre. Gli indizi per ritrovare Dante, quest’anno che se ne ricorda la grandezza, sono raccolti in un libro da Marco Ferri, scrittore, giornalista (collabora con ilfattoquotidiano.it), punto di riferimento imbattibile nella conoscenza della storia di Firenze e in particolare quella del Medioevo, del Rinascimento e più in là di quella legata alla dinastia dei Medici, dal capostipite Giovanni di Bicci a quella specie di rockstar che fu Gian Gastone, l’ultimo granduca della sua famiglia. Ferri le chiama Emergenze dantesche (Linea edizioni, 144 pagg, 15 euro) e ne fa una vera guida da viaggiatore anche grazie alla forma tascabile del volume. Dai luoghi più celebri come il Battistero alla parata in costume dove si può ammirare (con timore) il Libro del chiodo – cioè l’indice delle famiglie ribelli, Alighieri compreso -, dalla petizione a Papa Leone X firmata da Michelangelo per traslare le ossa del Sommo da Ravenna a Firenze fino alle pregevoli biblioteche e agli sterminativi archivi (l’autore va matto per biblioteche e archivi): “Dante c’è, occorre solo cercarlo” scrive Ferri. E visto che “non è noto alcun documento autografo”, aggiunge, “possiamo solo fare riferimento a ciò che resta della sua parabola vitale, delle sue opere e delle storie che in qualche modo hanno attraversato i tempi e sono giunte sino a noi”.

E’ sufficiente alzare un po’ gli occhi, nella strada giusta, per ritrovare per esempio 33 terzine della Divina Commedia (9 dall’Inferno, 5 dal Purgatorio e 19 dal Paradiso) nelle quali sono riconoscibili i riferimenti che Dante fece a luoghi di Firenze. Uno? Vergine madre, figlia del tuo figlio / umile e alta più che creatura / termine fisso d’eterno consiglio / tu se’ colei che l’umana natura / nobilitasti sì, che il suo fattore / non disdegnò di farsi sua fattura / Nel ventre tuo si raccese l’amore / per lo cui caldo nell’eterna pace / così è germinato questo fiore. Sono i primi 9 versi del trentatreesimo canto del Paradiso, resi ancora più celebri e intensi nell’interpretazione di Roberto Benigni nei suoi spettacoli dedicati ad Alighieri. Questa lapide, fatta montare dal Comune di Firenze agli inizi del Novecento con consulenza dei più grandi esperti, che riporta la preghiera di San Bernardo alla Madonna è a piazza del Duomo. Ma c’è anche l’Inferno. Versi 58-63, canto decimo: …Se per questo cieco / carcere vai per altezza d’ingegno, / mio figlio ov’è? E perché non è teco? / Ed io a lui: da me stesso non vegno: / colui che attende là per qui mi mena, /forse cui Guido vostro ebbe a disdegno. Sono i versi dedicati a Guido Cavalcanti e a Firenze si possono trovare in via dei Calzaiuoli, dove si trovavano le case dei Cavalcanti.

Ma cercando cercando si può facilmente trovare anche un’immagine di Dante, la prima mai riprodotta. Forse può sorprendere che attualmente per vederla bisogna entrare in un ristorante e ancora di più stupisce che quando è stata scoperta da qui aveva appena traslocato una lavanderia, ma quello che probabilmente scombussolerà di più è che in questo ritratto Dante non sfoggia la celebre nappa, come in Toscana chiamano un naso di particolare entità.

Ferri guida il lettore per Firenze fino a trovare la prima biografia di Dante di Giovanni Villani oppure la più antica copia manoscritta della Commedia (risalente a poco prima della metà del Trecento) con tanto di miniature e Commento di Jacopo, l’Alighieri junior o ancora la copia autografa della Divina Commedia di Giovanni Boccaccio, con la quale lo scrittore di Certaldo – autentico fan di Dante – faceva le sue lecture al Bargello, la torre a due passi peraltro dalla casa dell’Alighieri. E ancora si può trovare una edizione del 1865 di Henry Wadworth Longfellow, l’americano che per primo tradusse la Commedia in inglese.

Ferri, attraverso 18 capitoli, trasforma il lettore in visitatore, turista, viaggiatore e giocoforza gli restituisce – raddoppiandola – la nostalgia della gita, mappa in mano e zaino in spalla, per giunta in una città energica come Firenze e, ultima aggravante, proprio ora che si è entrati in primavera. Il consiglio quindi è di pazientare ancora un po’, conservare questo piccolo manuale e prepararsi all’appuntamento con l’Alighieri.

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