Cultura

Lo Scaffale dei Libri, la nostra rubrica settimanale: diamo i voti a La seduta spiritica, Le cose possono cambiare, Il paradiso per sottrazione

di Davide Turrini e Ilaria Mauri

Produci, consuma, crepa. Il paradiso per sottrazione (Alter Ego) di Daniele Trovato è il romanzo più spiazzante, cinico, devastante dell’anno. Così ad occhio si mangia letterariamente i cannibali e la loro fuffa esistenziale anni novanta e va a solleticare i punti giusti di soverchiante inadeguatezza del vivere di Sartre (La morte nell’anima) e Celine (sì, il solito romanzo di Celine). Mago delle analisi finanziarie bancarie suo malgrado per lavoro, casseur durante le manifestazioni di piazza, Marco Bezzi, ossa sporgenti, passamontagna e pc nello zaino, fidanzata amorevole che gli prepara estratti biologici, origini proletarie e quartiere popolare dove torna a vivere, amici spacciatori e vicini bordeline, organizza con un ridottissimo gruppo di anarchici rapide devastazioni di simboli dello sfruttamento negli scontri con la polizia. Poi un compagno, suo cugino, muore in galera dopo un pestaggio disumano della celere effettuato sotto i suoi occhi e quelli di una videocamera. Mentre Marco sale di grado in azienda (e gli altri vengono licenziati in massa per esternalizzazione), forse ha trovato lo sbirro assassino e la vendetta pare dietro l’angolo. 400 pagine di una compattezza e lucidità di scrittura che fanno spavento, una prima persona incastrata nell’incubo ad occhi aperti di una febbrile insonnia frutto di uno “stato di coscienza che non accenna a disperdersi”, una scafata dinamicità nel costruire parallele e rassicuranti sottotrame di riequilibrio socio-psicologico tra i protagonisti, Il paradiso per sottrazione è di quelle opere antiborghesi fino al midollo che mette a nudo il sottofondo ribelle di giustizia sociale che giace (non per tutti) nel fondo dell’anima e costringe all’agire. Ed il bello è che Bezzi, pur nella sua pugnace e totalizzante azione distruttrice, trema come una foglia di fronte al pericolo. “Noi siamo il colpo e la fuga (…) Noi riconosciamo il conflitto sociale, lo accettiamo come potenziale dinamica di progresso (…) Ci confondono col male, mentre noi siamo il sintomo, rendiamo il morbo manifesto al corpo che si credeva sano”. Voto: 8e 1/2 (politico)

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