Le mani di Cosa Nostra nel commercio degli orologi di lusso. Un mercato che da Palermo raggiungeva Roma, Milano e Londra. È quanto accertato dall’inchiesta coordinata dalla procura di Palermo che ha portato all’esecuzione di 15 misure cautelari: in manette è finito Giovanni Fontana, considerato dagli inquirenti esponente di una delle famiglie storiche della mafia palermitana. Stando a quanto riferisce Repubblica, era noto a Milano proprio come commerciante di orologi ed è stato intercettato dai finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria mentre parlava al telefono con diversi calciatori: nelle carte si fanno i nomi di Marco Borriello, ex della Nazionale, e dell’ex giocatore del Palermo Andrea Rispoli. Il fratello, invece, Angelo Fontana, avrebbe discusso di orologi con Lele Mora, l’ex agente dei Vip. I clienti, ignari del traffico in nero che secondo gli investigatori si celava dietro agli affari dei due fratelli, non sono indagati.

Stando all’inchiesta, quindi, Cosa Nostra avrebbe reinvestito nel settore grosse risorse finanziarie in gran parte provenienti dall’attività criminosa svolta sul territorio. Il business era destinato a ricchi clienti, in alcuni casi residenti anche all’estero. Gli investigatori hanno accertato il ruolo della famiglia Fontana, storicamente egemone nei quartieri palermitani dell’Acquasanta e dell’Arenella del mandamento mafioso di Resuttana e in parte trasferitasi a Milano. A contribuire alle indagini, infatti, è stato il il nuovo collaboratore di giustizia Gaetano Fontana. Gli indagati in totale sono 15: uno è finito in carcere, 11 sono agli arresti domiciliari e a 3 è stato notificato il divieto di espatrio e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Le accuse sono a vario titolo quelle di favoreggiamento personale, riciclaggio, autoriciclaggio, con l’aggravante del reato transnazionale e di aver favorito Cosa Nostra. Nell’ambito dell’operazione che ha portato agli arresti, le fiamme gialle hanno effettuato il sequestro del patrimonio e del complesso aziendale di una gioielleria di Milano, un compro-oro di Palermo e apporti finanziari per 2,6 milioni di euro. Il blitz è stato condotto in Sicilia, Lombardia, Piemonte, Toscana e Friuli Venezia Giulia.

Il mercato degli orologi, stando a quanto riferiscono gli inquirenti, si basava sulla collaborazione di operatori del settore alla guida di negozi di “compro-oro” tra Londra, Milano, Roma e Palermo. I provvedimenti di queste ore in realtà si inseriscono nel solco già segnato dai militari delle fiamme giallo con un’indagine dello scorso maggio, quando fu colpito ancora una volta il clan mafioso che comanda nei quartieri palermitani dell’Acquasanta e dell’Arenella. In quell’occasione finirono in manette 90 soggetti con l’accusa di associazione mafiosa, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, reimpiego di capitali illeciti, esercizio abusivo di giochi e scommesse.

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