Cultura

I lavoratori della cultura a Sanremo per fare avere ad Amadeus e Fiorello le storie dei colleghi precari: “Covid ha evidenziato assenza di tutele”

di Pietro Barabino

“Leggeremo le lettere che abbiamo raccolto fino a quando i colleghi Amadeus e Fiorello non verranno a raccogliere il nostro bagaglio”. Così, per oltre due ore, i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo e della cultura hanno letto le testimonianze di chi è fermo per oltre un anno nella filiera del lavoro artistico e intellettuale che ruota intorno a teatri, festival, eventi e fiere. Riuniti nell’iniziativa “L’Ultima Ruota” hanno ripercorso a pedali il tragitto della Milano-Sanremo come annunciato la scorsa settimana, incontrando in diverse tappe altri colleghi e raccogliendo le loro storie, tutte diverse ma accomunate da precarietà e intermittenza del lavoro e discontinuità di reddito che, in tempo di Covid, si è trasformata per molti in ristori sotto i 400 euro mensili o cassa integrazione per cifre irrisorie.

“L’anno di pandemia non ha fatto che far esplodere i problemi di inquadramento professionale che erano già presenti – spiegano gli organizzatori – ora chiediamo che, non appena sarà possibile ripartire, lo si faccia con l’impegno di cambiare strategia e investire nel settore culturale rende l’Italia famosa in tutto il mondo ma continua a essere liquidato come semplice passione senza riconoscergli la dignità di professione”. Nonostante alcuni contatti con le componenti sindacali della Rai, non è stato possibile alcun contatto con i conduttori del Festival ma neppure nessuno tra gli artisti coinvolti, costretti a una vita festivaliera anomala estremamente ristretta, con tamponi ripetuti quotidianamente e cene consumate rigorosamente in camera nel rispetto dei protocolli anti-Covid messi in campo per evitare che il Festival possa trasformarsi nel primo focolaio trasmesso in prima serata.

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